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58 illustri italiani

amare, se non si dee aver tema di nojar coloro che sono amat:.

Oltreciò, qual obbligo abbiamo a’ nostri amici, se non venissero ad ascoltarci che per loro. divertimento? Ed io stimo ben indifferente ed anche sconoscente colui che ama più il trovar ne’ componimenti de’ suoi amici l’ultima perfezione, che di dargliela egli stesso. La tua amicizia per me non mi lascia punto dubitare che tu non ami di leggere ben presto quest’opera, ch’è nuova. Tu la leggerai, ma ritoccata; non avendola io letta ad altro fine che di ripulirla. Tu ne riconoscerai buona parte; quanti luoghi sieno stati perfezionati, o, come spesse volte succede, a forza di ripassarli sien fatti peggiori, pur ti sembreranno sempre nuovi. Quando la maggior parte d’un libro è stato variato, pare insieme mutato tutto il rimanente, benchè non sia»1.

Da gente che componeva per recitare, recitare a gente adunatasi per ascoltare, potevasi egli attendere nulla di virile e d’efficace? Nessuno leggeva allora libri fuorchè l’aristocrazia, onde all’autore non soccorreva la fiducia di crearsi il proprio pubblico. Nè la scelta società poteva, come oggi, comprare tante copie d’un libro, che l’autore ricevesse compenso proporzionato al merito o alla fama. Ciascun signore teneva servi apposta per trascrivere e legare i libri; il grosso del popolo non ne usava se non qualcuno, preparatogli dagl’imperatori nelle biblioteche o al bagno; laonde lo scrittore, mentre insuperbivasi di esser letto ovunque arrivassero governatori o comandanti romani, si trovava costretto a mendicar il pane e le sportule da un patrono, dall’economo di un mecenate, o dal distributore de’ pubblici donativi2. E come conseguirli altrimenti che lodando? E come lodar dei mostri padroni o de’ vigliacchi obbedienti, senza abbassarsi ad adulare? Quando poi lo scrivere franco menava al patibolo, quando il .segnalarsi eccitava la gelosia degl’imperatori, si trovò più comoda, più utile l’adulazione, e vi s’andò a precipizio.

  1. Ep. VIII, 21.
  2. Omnis in hoc gracili xeniorum turba libello
         Constabit, nummis quatuor emta Ubi.
    Quatuor est nimium: poterit constare duobus,
         Et faciet lucrum bibliopola Triphon.
    Hæc licet hospitibus pro munere disticha mittas,
         Si tibi tam rarus quam mihi nummus erit.

    Marziale, III, 3.