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il paesaggio tra essi non fu meglio che decorazione; i più gentili quadri di Virgilio traggono vita dalle figure onde sono popolati. Ma Plinio mostrasi compreso dalle vaghezze del suo lago e dalle ville che v’aveva, e con esso ci dilettiamo ancora a cercare que’ platani opachi, quell’insensibile pendìo che guidava alla sua campagna, quel canale protetto da ombre ospitali, dov’esso veniva a cercar riposo dalla assordante operosità di Roma1. Là pesca, là caccia ne’ boschi popolati di cervi e di damme, là comprendeva che non solo Diana, ma anche Minerva ama le foreste. Di esse ville una intitolò Commedia perchè dimessamente situata, quali gli attori comici sul socco; mentre l’altra elevavasi come i tragici sul coturno, onde la nominò Tragedia2; quella vicina al lago; questa più discosta; la Commedia con molle curvatura abbracciava il lago, la Tragedia sovra un alto promontorio lo divideva; questa sentiva i flutti, quella ne era lambita. Molto si disputò sul posto di quelle; a noi pare probabile la Tragedia fosse sul promontorio di Bellagio, la cui amenità ispirò tanto potentemente la splendida bile del Parini a pungere il nobile costume: la Commedia, non alla Pliniana, recente edifizio, ma piuttosto a Lenno in Tremezzina, ove si trovarono un pavimento a musaico, e capitelli e
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E la conduce all’Olmo, ove in antico
Plinio chiamò le muse al rezzo amico.Cantù, Algiso.
- ↑ Ep. IX, 7.
sopra il tempo, e pigliare maggior cura del beneficio che si fa, che de’ beni che si possiedono. Sta sano».
Per ben capire questa lettera vuolsi por mente alla natura dei possessi fra i Romani. All’amico suggerisce dunque di far come lui, che, invece dei cinquecento mila denari che aveva promesso in alimento dei poveri, vendette (mancipavi) al sindaco un campo suo d’assai maggior valore, e lo ripigliò come campo vectigale, cioè al fitto perpetuo di trema mila: così resta assicurata la rendita, e non gli mancherà mai un fittajuolo, poichè rende di più. Mancipare non si poteano che terreni di paese che godesse del diritto italico, e restavano esenti da qualunque imposta. Plinio poi lo ricupera per diritto quiritario: lo conserva egli stesso obbligandosi a un canone, a un livello perpetuo, che equivaleva al sei per cento di frutto del promesso fondo. Questi fondi son detti, nel Digesto, ora vectigali, ora enfiteuticarj: poteano trasmettersi agli eredi, e la città non li ricuperava se non qualora il canone non fosse pagato. Ma pel diritto civile, chi gli aveva non erà considerato possidente, restandone proprietaria la città: bensì per diritto pretorio erà assimilato al possessore, e poteva agir come tale.