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frà bernardino ochino | 301 |
Niuna efficacia dunque rimane al battesimo, i figli degli eletti appartenendo per nascita alla società redenta; niuna alla penitenza, poiché chi una volta fu eletto non può ricadere; nella santa cena non sono transustanziate le specie, ma sotto que’ simboli il Signore comunica Cristo, per nutrire la vita spirituale. Abolito l’episcopato,, le comunità religiose scelgonsi un ministro, distinto dagli altri soltanto per l’abito nero; ne’ tempj nudi null’altro che il pulpito e una tavola, su cui esporre il pane e il vino; allontanato tutto ciò che era proprio de’ Cattolici, il culto resta non solo semplice ma nullo. Con quest’odio Calvino rendesi onnipotente, e stabilisce un ordinamento vigoroso, sotto al governo de’ pastori, ma uniti cogli anziani; tolta ogni separazione fra ecclesiastici e laici, fra la Chiesa e il coro.
Questi dogmi austeri, dove erano negate la bontà e la libertà dell’uomo, sosteneva egli con inesorabile intolleranza, non presentando la sua come una dottrina che ammette la discussione, o cerca accordo con altre credenze. I Calvinisti, come eletti di Dio, sono -autorizzati a schiacciare tutto ciò che si oppone alla loro esclusività; come ispirati, abborrono il ragionamento. Calvino ha il rigore del Vecchio Testamento, più che la mitezza del Nuovo: esigente, dittatorio, all’amministrazione ecclesiastica subordina la civile; moltiplica regolamenti fin sul vestito e sulla mensa, proscrivendo il lusso, gli ori, ogni squisitezza d’arti, per raffaccio alle frivolezze di Parigine alle magnificenze di Roma. Così profondato l’abisso fra il credo antico e il nuovo, Calvino sbigottì le anime timorate, e disingannò coloro che ancora fantasticavano un accordo; e quella risolutezza, quel sarcasmo, quell’irosa eloquenza contro Roma e la Sorbona e tutto il clero, trascinava, come tutto ciò che è violento.
Lutero e Calvino fra loro stessi lottarono, e viepiù i loro discepoli, che si sariano ben meravigliati se alcuno, come oggi si fa, avesse asserito che andavano d’accordo nella loro fede, e direbber meglio nelle loro fedi. Somiglianze hanno per certo, se non altra, l’avversione al cattolicismo. Lutero posò i canoni, Calvino li prese e ne dedusse rigorose conseguenze. Entrambi negarono il libero arbitrio, e sostenner l’impotenza naturale dell’uomo a conoscere il vero e volere il bene. Entrambi ne dedussero la giustificazione per la sola fede o l’inutilità delle opere. Entrambi sostituirono all’autorità esteriore della Chiesa l’autorità intima e individuale della coscienza per l’interpretazione della Bibbia. Entrambi, contradicendosi, limitarono