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296 | illustri italiani |
Narrando di sè, dice che, dopo il primo libro adversus impia ac valde pestifera M. Lutheri dogmata, tacui multis annis, cum jam scriberent plurimi in hæereticos Germaniæ, donec venerunt qui, suppresso nomine, libellos lutheranam doctrinam continentes, in vulgus sparserunt. Quo tempore fratrem B. Ochinum, impium illum apostatam, dudum Italiæ concionatorem, suis coloribus parvo libello depinxi, ut nosceretur crudelis hypocrita, et simplicium animarum mactator, et libellum composui quem noncupavi Speculum hæreticorum contra Bernardinum Ochinum, primo editmn Romæ 1542. Poi nel 1544 stampò in italiano la Riprovazione della dottrina di Bernardino Ochino e d’alcune conclusioni luterane. Egli stesso, il 5 gennajo del 1543, da Roma scriveva alla balía di Siena:
— Magnifico e a me molto onorando magistrato; Essendomi venuta alle mani un’epistola, che Bernardino Ochino mandò alle magnificenzie vostre e a tutta la città, la quale ha fatto stampare in Ginevra, e vedendo in quella un perfetto veneno che vi porge per uccidere l’anime vostre, io, mosso da persone religiose e dai zelo della fede, e dall’obbligo che tengo con la mia patria in cose spirituali per la mia professione, ho scritto un breve trattateli contro questa epistola, e contra la sua pestilente dottrina, e hollo diritto a voi e a tutta la città, dedicato all’arcivescovo, acciocchè, se ha Siena un figliuolo secondo la carne che li porge con fallaci blandizie il veneno, non gliene manchi un altro che con salutifere verità lo scopra, e faccila cauta, perchè ne va qui il vero stato della vita eterna. Ricordo a voi quello che si promesse nell’ultima riforma nel primo capitolo, cioè di attendere di conservar la città contra l’eresie. La qual cosa se farete, posso sperare che la misericordia di Dio venga sopra la città, e se non l'osservarete, vi annunzio travagli nel mondo, e di poi la dannazione eterna. E questo mi sia testimonio e scusa dinanzi a Dio, che per me non è mancato di predirvi questa verità. Il Signore ve ne liberi. Degneretevi di far leggere il trattatello con comodità vostra, e di conoscere il vero, che sarà facile a chi non si vorrà accecare lui stesso.
«Non mi accade altro se non ricordarvi la giustizia, e levar le passioni, e attendere in prima all’onor di Dio, e a placarlo con vera penitenza in tempi tanto travagliosi e pieni d’ira nell’Onnipotente».
Poi il 7 marzo 1544 di nuovo;
— Mando alle signorie vostre il libretto vulgare già impresso con-