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frà bernardino ochino 281

contro l’orrore dovrebbe ancora essere carità, e che l’indignazione delle anime cristiane è lontana sì dalla viltà che assolve il delitto, come dalla viltà che lo insulta. Al Muzio l’Ochino rispose colla lettera, che quasi intera produciamo.

— Bernardino Ochino senese a Muzio Justinopolitano S. e P. dove rende la ragione della partita sua d’Italia.

«Essendo giovinetto, ero in quest’inganno il quale ancora regna in quelli che sono sotto l’impio regno d’Anticristo, che pensava avessimo a salvarci per le nostre opere proprie, e che potessimo e dovessimo con digiuni, orazioni, astinenze, vigilie e altre simili opere satisfare alli peccati e acquistarci il paradiso, concorrendo però la grazia di Dio.

    gli errori diffusi tra i Modenesi; ebbe dall’Inquisizione romana l’incarico di far bruciare tutte le copie del Talmud nel ducato d’Urbino, e d’informarla di quanto scoprisse di men religioso, principalmente a Milano. Ove udendo predicare Celso Martinengo, lo denunziò al Sant’Uffizio, e poichè questo non osava prenderlo, cilollo egli stesso ad esame, e lo incarcerava se non fosse fuggito. Di ciò i Milanesi gli presero un male a morte qual a persecutore, finchè non seppero che il Marlinengo era stato assunto pastore degli Evangelici in Ginevra, dove l’effigie del Muzio fu chiassosamente bruciata. Del Vergerio, vescovo di Capodistria, era stato amico d’infanzia; ma come questo sviò, non che lasciarsene sedurre, non ommise alcun tentativo per richiamarlo al vero, e frustrati i consigli amichevoli, scrisse contro di lui ai popolo di Capodistria (1550), e più dopo ch’ebbe apostatato.
    Nei Tre testimoni fedeli, librando le dottrine de’ santi Basilio, Cipriano, Ireneo, convince di falsità Erasmo ed altri; a sostegno del sinodo di Trento scrisse principalmente il Bullingero riprovato; l’Eretico infuriato contro Matteo Giudice professore di Jena; la Cattolica disciplina de’ principi contro il Brenzio. L’Antidoto cristiano, la Selva odorifera, la Risposta a Proteo, il Coro pontificale, le Mentile Ochiniane, le Malizie Bettine (1565), la Beata Vergine incoronala, erano i bizzarri titoli d’opere sue, buttate giù con violenza e scarsa critica, svelenendosi colle persone, anzichè teologicamente incalzare l’errore; modo di farsi leggere dal vulgo, non di vantaggiare la causa del vero.
    Pio IV avealo favorito; viepiù Pio V, che l’usò ancora a scrivere contro gli eretici, principalmente contro l’Apologia per la Chiesa anglicana del vescovo Jewel; poi contro le Centurie Magdeburgheai che pretese confutare in due libri di storia salerà (1571). La morte di quel papa lasciò il Muzio sprovisto, sicchè al duca Emanuele Filiberto di Savoja scriveva qualmente, in cinquantaquattro anni di servizio, non avesse saputo assicurarsi cinquantaquattro soldi di rendita. Fedele alle pratiche, frequentava la messa e i sacramenti, recitava ogni giorno i salmi penitenziali: eppure qualche sua egloga sente di carne, come confessa che in fatto di continenza era «ancor atto più ad esser ripreso che a riprendere».