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frà bernardino ochino 265

Ma le Signorie Vostre hanno a sapere che io, poi partii da Venetia, ad istantia dell’illustrissimo dominio veneto, la santità di Nostro Signore per un breve mi a imposto che ritorni a Venetia, e li stia in lor satisfatione in fin tanto che di me altro non determina, però bisogna che acceptiate per ora la bona volontà e mi haviate per excusato. Trovandomi cosi legato, mi sforzarò ben quanto più presto potrò venir a visitarvi: e se in altro possa in Cristo servirvi, sapino che lo animo è prontissimo. El Signor vi conservi et prosperi sempre nella sua divina gratia.

«Da Verona, alli 20 maggio 1542».

«Molto magnifici signori; Per esser lo amor della patria justo e santo, e tanto più quanto è d’un bene universale e pubblico, cognosco che tanto più siamo obligati a amarla quanto siamo a Dio più proximi, però per esser frate non sò escluso da questo dolce vinculo, anzi tanto più strettamente ligato, quanto in me fusse più charità. Unum est che mi son congratulato del felice essere della mia patria, e o incominciato a honorarmene, però in Cristo, tanto ne sento dir bene, e desidererei presentialmente godermene, si chome del contrario in altre volte ne ho avuto molestia, e tanto più quanto per la vostra vedo el desiderio di Vostre Signorie e della città maxime quando credesse avere a giovare. Ma poi so qui a Verona ad instantia del clarissimo dominio veneto, o avuto un breve da Sua Santità dove mi impone che ritorni a Venetia, e li stia infin tanto che altro non determina: tal che so impedito, e bisogna mi haviate non solo per excusato, ma compassione, e tanto più quanto el venire mi sarebe più contento ch’el restare. Pregarò bene el Signore che, essendo suo onore, faci che Sua Santità osservi la promessa, e quanto più presto potrò me ne verrò alla mia Siena. Pregando Dio che la conservi e prosperi nella sua gratia e pace.

«Da Verona, alli 20 maggio»1.

Nel 1542, il senese Alessandro Piccolomini stampava in Venezia la Istituzione dell’uomo nobile, dove nel lib. I, c. 7 mette: — Se

  1. Nel libro entrata e uscita del camerlingo dell’Opera (della metropolitana di Siena) del 1540, a fol. 122, sotto il dì 28 gennajo notasi che «furono pagate lire 32.5.4. a frà Bernardino di Domenico Tommasini detto Ochino, e per lui fatte buone a Giovanni Battista, fattore dell’Opera».