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nerale, intendeano in particolare i sacramenti; i quali invece dai nostri sono tenuti per necessarj, e furono prefiniti a sette, giusta l’insegnamento di Pietro Lombardo, appoggiato alla tradizione.

Secondo i Cattolici, pei sacramenti comincia la vera giustizia, o perduta si recupera, essendo segni sensibili, istituiti da Dio, con virtù non solo di significare ma di produrre la santità e la giustizia. I simboli dell’antica alleanza non conferivano la virtù giustificante, per cui si congiungesse l’uomo a Dio: bensì lo fanno i sacramenti; opera operata da Dio, quantunque non escluda l’attività umana, richiedendosi la disposizione a riceverla.

Al fatto morale della giustificazione bisogna concorrano il tribunale di Dio e quello dell’uomo. È Dio che rimette col mezzo de’ suoi ministri, sol esso potendo cancellare la colpa, e restituire all’anima i diritti alla celeste eredità: ma il perdono non si dà se prima l’uomo non abbia pronunziato contro sè stesso il verdetto di colpabilità, riconoscendosi degno di castigo. L’umano dev’essere tribunale di giustizia e di pena: il divino, di misericordia e di grazia, dopo che col pentimento fu mitigato. Se non che la coscienza non condanna propriamente sè stessa, ma è semplice testimonio dell’atto giuridico di Dio che si esercita sopra il colpevole: il quale per altro può aderirvi o repugnarvi; restaurare l’ordine coll’espiazione, o perturbarlo col resistere al suo autore.

Ci allargammo in queste dimostrazioni, perchè ce ne dovremo valere in altre biografie, e perchè appaja la discordanza dal libro di cui ora parlammo. Esso dapprima fu tenuto opera di pietà, e ristampato con altre devote, siccome nell’edizione posta all’Indice da Sisto V col titolo: Trattato utilissimo del Benefizio di Cristo, con li misteri del rosario, con l’indulgenza in fine di papa Adriano VI alle corone dei grani benedetti. L’autore ne rimase ignoto, perciò fu attribuito a diversi; al Valdes, dal quale in fatto son copiate moltissime parti: al cardinal Contarmi, al Flaminio, ad altri. Il cardinal Morone confessa averlo ammirato e diffuso, e nel processo di lui, un Domenicano dice averlo veduto manuscritto a Verona, mandatovi a un canonico Pellegrini, che lo diede al vescovo, il quale, giudicandolo cosa buona. lo passò a lui: ma egli vi scoperse il marcio, e si dolse di vederlo, poco dopo, stampato e diffuso.

Pietro Paolo Vergerio, nel commentar l’Indice de’ libri proibiti fatto da monsignor Della Casa, dice che molti pensano non esservi