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accetto a Dio, nè diventar giusto se non per la mediazione di Gesù Cristo1. La libertà è infiacchita, non perduta; laonde le azioni umane non sono perfette, ma non tutte sono peccaminose. Insomma i Cattolici riteneano la libertà morale, troppo provata dalla facoltà che ha l’uomo di ingannarsi e di fare il male: l’arbitrio, per cui è libero all’uomo di entrare ne’ disegni della redenzione, com’era libero di non uscire dal disegno primitivo della creazione.

Al contrario i Protestanti insegnavano che l’uomo è predestinato alla salute o alla perdizione; le parole di libertà, di libero arbitrio non trovarsi nella santa scrittura, ed esser invenzione degli Scolastici; è Dio che opera tutto, il bene come il male; gli uomini nascono col peccato, colla concupiscenza, cioè con avversione positiva alla legge e coll’odio di Dio, senza timore nè fiducia in lui; non possedono più nè intelligenza, nè desiderio del regno di Dio; i peccati attuali non sono che manifestazioni del peccato ereditario.

Secondo i Cattolici, il peccatore vien richiamato alla grazia per pura misericordia divina, in vista dei meriti del Redentore, e per mezzo della rivelazione evangelica: lo Spirito santo ne risveglia le facoltà assopite, traendolo ad arrendersi all’impulso celeste. Se il peccatore vi ascolta, primo effetto n’è la fede nella parola di Dio

  1. Merito chiamano i teologi la bontà naturale o soprannaturale delle azioni dell’uomo, e il diritto che egli acquista per esse ai premj divini, in grazia delle divine sue promesse. Si dà merito di condegnità, quando c’è una proporzione fra il valor dell’azione e la ricompensa annessavi: altrimenti non c’è che merito di convenienza (de congruo). Quello non può fondarsi che s’una promessa formale di Dio, questo sulla fiducia nella sua bontà, mera grazia e misericordia (San Paolo ad Rom. VIII, 18).
    Daniele dice a Nabucco: — Riscatta colle limosine i tuoi peccati». Qui s’avrebbe un altro merito; il perdono delle colpe qual guiderdone delle buone opere. Così è scritto che Dio fece del bene alle levatrici egiziane perchè lo temettero (Exod. I, 20). Secondo san Giacomo, la meretrice Raab fu giustificata per le sue buone opere (Ep. II, 25). In questi ed altri casi non v’era condegnità o proporzione fra le opere e il premio, e nemmeno promessa: è la bontà di Dio che non volle lasciarle senza premio: era merito di convenienza.
    L’uomo non può meritar la prima grazia attuale, altrimenti essa sarebbe premio d’azioni fatte senza di essa e meramente naturali. Nemmeno la prima grazia abituale può essere meritata de condigno; ma può l’uomo meritarla de congruo per via d’opere buone, fatte col sussidio della grazia attuale. Sant’Agostino insegna che il dono della perseveranza non può l’uomo meritarlo de condigno, perchè Dio non l’ha promesso ai giusti: ma i giusti posson meritarlo de congruo colle preghiere e la fiducia.