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aonio paleario 237

conoscevamo sin quando non fu data la legge. Il primo ufficio di questa fu appunto far conoscere il peccato; il secondo, ingrandire il peccato, vietando la concupiscenza; il terzo, dimostrare lo sdegno di Dio a coloro che non osservano la legge; il quarto, incutere timore all’uomo; il quinto, costringerlo a rivolgersi a Gesù Cristo, dal quale unicamente dipendono la remissione de’ peccati, la giustificazione e tutta la salute nostra. Se il solo peccato d’Adamo bastò, senza colpa nostra, a rendere peccatori noi tutti, a più forte ragione la giustizia di Cristo avrà forza di renderci tutti giusti e figli della Grazia, senza cooperazione nostra: la quale non può essere buona se prima noi stessi non siamo divenuti buoni. Iddio avendo già punito ogni peccato nel Figliuolo suo dilettissimo, ha conceduto al genere umano generale perdono, e ne gode chiunque creda al Vangelo. Da Cristo solo deve dunque ciascuno riconoscere la propria salvezza, in lui solo confidare, non nelle opere proprie. Questa santa confidenza entra nei cuori nostri per opera dello Spirito santo, il quale ci si comunica mediante la fede: e la fede non viene mai senza l’amore di Dio. Laonde ci sentiamo mossi da lieto e operoso ardore a fare azioni buone, sentiamo forza di eseguirle, e di soffrire tutto per amore e gloria del nostro Padre misericordioso.

«Per le cose dette (prosegue) si può intendere chiaramente che il pio cristiano non ha da dubitare della remissione de’ suoi peccati, nè della grazia di Dio: nondimeno per maggior soddisfazione del lettore voglio scrivere alcune autorità de’ dottori santi, i quali confermano questa verità». E qui adduce numerosissime autorità; indi ripiglia: — Nessuno però creda coi falsi cristiani, i quali degradano di costumi, che la vera fede consista nel credere la storia di Gesù Cristo come si crede quella di Cesare e Alessandro, o come i Turchi credono al Corano. Fede siffatta non rinnuova il cuore, nè lo riscalda dell’amor di Dio, nè produce le buone opere e i cambiamenti di vita, che provengono solo dalla fede vera, la quale è un’operazione di Dio entro di noi. La fede giustificante è simile a fiamma che non può non tramandare luce; così essa non può bruciare il peccato senza il concorso delle opere. E come, vedendo una fiamma che non mandi luce, riconosciamo essere falsa e dipinta, così quando in alcuno non vediamo la luce delle buone opere, diciamo che non ha quella vera fede ispirata da Dio.

«Che se ci prende diffidenza, ricorriamo al sangue di Cristo,