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Maestro Antonio della Paglia, nato verso il 1500, da Matteo e da Chiara Gianarilla, a Veroli, città vescovile all’estremità della campagna di Roma, secondo il costume d’allora latinizzò il suo nome in Aonio Paleario, studiò a Perugia, poi a Siena (1530), «città bellissima e ben situata, ma guasta da spirito di partito e da incessanti fazioni, onde i signori vivono in campagna, e così le nove Muse ne sono bandite: ma le persone son d’ingegno acuto e vigoroso; i giovani hanno un’accademia, dove espongono spesso componimenti nella lingua materna», del che esso li disapprova, quasi distragga dal latino e greco1. Coi sussidj di Cincio Frigipani romano fu a Padova, ove da Benedetto Lampridio udì leggere le orazioni di Demostene. Tornato a Siena, difese insignemente Antonio Bellanti, accusato di

  1. Ritrovi simili continuarono sempre in Siena, finchè non sottentrò alla benevola affabilità la moderna idrofobia: e i padri nostri ricordavano la spezieria di Giovanni Olmi alle Logge del papa, buon chimico e intagliatore, dove s’univano uomini che onoravano Siena, e dove s’ammansiva persino Vittorio Alfieri.
    Fra le lettere di congratulazione dirette a Girolamo Gigli pel suo Vocabolario Cateriniano, n’ha una di Antonio Pizzicagigli di Reggio, fondatore dell’Accademia degli Artificiosi, data da Roma il 30 giugno 1719, ove loda «la dottrina evangelica della santa Vergine, la quale fu certamente colonna di fuoco accesa da Dio nel cielo della santa Chiesa per illuminare gli errori di quel secolo perverso e scismatico, e fu similmente colonna di nuvole per distillare manna di saporitissima locuzione all’eloquenza vulgare mediante il dolcissimo sanese dialetto...» E soggiunge che puossi «dire che ogni privata casa di Siena sia un’accademia di ben parlare, ed un areopago del buon vivere cristiano, secondo che si vede nella numerosa serie de’ servi di Dio, la chiarezza dei quali (disse il gran cardinale Federigo Borromeo) fa distinguere il vostro benedetto paese fra altri, nel modo che la via lattea, tanto spessata di stelle, fa scomparire le altre parti del cielo».