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230 | illustri italiani |
rum opera evangelium latet. E lo esorta a persuadere al pontefice ch’egli non opera per magia o strologamene ma per vera fede, e crede che miracoli evidenti accadranno per convertire i Tedeschi e far unire contro i Turchi; confida che, coll’ajuto di Dio, svellerà dalla mano dei Luterani san Paolo: con un solo argomento insegnerà anche agli illetterati a sterminar tutte le eresie. «S’io dirò ai Luterani, Passiamo pel fuoco, e chi sarà abbruciato non è da Dio, credi che l’oseranno? ma io sì. Così il padre mio Domenico e san Francesco sedarono le eresie: perchè non gl’imiterei?»
E miracoli proponeva, appellandosi a Pio V contro le testimonianze false di suoi compatrioti, che erano premiati e decorati se lo avversavano, sospettati se lo difendevano; laonde invoca d’esser tratto a Roma. Accenna bensì che fu accusato d’eresia, ma dice la inventarono i frati per sottrarlo al giudizio secolare di ribellione; mentre invece i ministri del re l’accusavano di voler rivoltare il paese a vantaggio del papa. Egli stesso avere chiesto di far rivelazioni al vescovo di Caserta e al nunzio: ai quali mostrò come avesse tolto a paragonare la legge di Cristo colla pitagorica, stoica, epicurea, peripatetica, telesiana, e tutte le sètte antiche e moderne e le leggi, e assicuratosi che la pura legge di natura è la legge di Cristo: saper ribattere le difficoltà che nascono sul nuovo mondo, e sull’incarnazione, sulle profezie, sui miracoli. Il vescovo trovò che aveva poca umiltà, e che, avendo vagato per tante sètte, non era troppo ossequioso a Cristo. Se anche ciò fosse, egli dichiara non essersi mai ostinato; altrimenti sarebbe uscito d’Italia: e giura stare saldissimo nella fede1.
Fu egli panteista? No nell’intenzione, giacchè professa aver Dio creato le cose dal nulla, da sè e non della sostanza di sè2: bensì,
- ↑ Lettera 13 agosto 1606 nell’Archivio storico del 1866. Di maggiore pazzia dà segno un’altra lettera di 20 giorni più tardi, ove dice aver interrogato il demonio, e saputo che nel 1607 la podestà pontificia soffrirebbe gran danno, e nel 25 v’avrebbe due papi, e altri avvisi e profezie a che non basteria sei fogli di carta»: e dopo rovinato il papato, sorgerà un papa divino (l’antico sogno del papa Angelico), ed altri che avran lo Spirito santo manifesto, e trarranno alla fede Turchi e Settentrionali. Si badi ai flagelli onde son percosse la Germania e Venezia. Non tengasi fede ai principi, che non agognano se non alle entrate della Chiesa. Per riparare vuolsi la penitenza; impedir che i principi gittino a terra i canoni, e alzino le lora costituzioni, e neghino al papa il gladio materiale.
- ↑ Quæst. II, ne’ libri fisionomici.