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tommaso campanella | 217 |
Ma Telesio mi dilettò, tanto per la libertà del filosofare, quanto perchè pendeva dalla natura delle cose, non dai detti degli uomini; e perciò quando morì Telesio, a cui vivente non mi era stato lecito discorrere, gli feci una elegia». E nella prefazione alla Philosphia sensibus demonstrata: «Mentre io stava a Cosenza morì il grande Telesio, di cui non mi fu lecito udir le sentenze, nè vederlo vivo, ma morto e portato nel tempio, il volto suo discoprendo, io mi ammirai, e sparsi sul suo tumulo parecchi carmi».
Girò dappoi, come soleano i frati, ad Altomonte, a Roma, a Firenze, ove il granduca volle conferirgli una cattedra nell’Università di Pisa, poi a Padova. — Mentre io dimorava in Bologna, nascostamente mi furono involati tutti i sopradetti libri e certi carmi latini non dispregevoli, ed insieme un compiuto libro di fisiologia, con dispute contro a tutte le sètte, al quale dovean tener dietro altri diciannove libri già meditati. Ma nulla sconfortato da questa perdita, cominciai di poi in Padova a instaurare la filosofia di Empedocle, e scrissi una nuova fisiologia, giusta i proprj principj, mandandola a Lelio Orsino. Similmente, per volere del medesimo Orsino, un apologetico dell’origine e della pulsazione delle vene, de’ nervi e delle arterie, come commentario dell’Animal universo, e di altri scritti del Telesio: e lo feci contro il medico veronese Andrea Chioco, che avea scritto contro Telesio, mandandolo ad Antonio Persio telesiano, abitante in Roma presso Lelio Orsino. Dettai eziandio una nuova retorica per alcuni nobili scolari veneti. Dipoi portandomi a Roma perdei questi libri, ma quelli che mi erano stati involati in Bologna li ritrovai tutti in quella città nel Sant’Uffizio, ove interrogato li difesi; ma pur non li richiesi, essendo sul punto di rifarli migliori. In Roma adunque di nuovo dettai un Compendio di fisiologia, nè vi posi mai più cura: ma Tobia Adami nell’anno 1611 da non so chi avendolo ricevuto in Padova, lo fece di pubblico diritto sotto il titolo di Prodromo di tutta la filosofia del Campanella. Oltracciò cominciai un altro compendio di fisiologia, sperando risarcire la passata perdita di un gran volume, ed in questo proponeva le opinioni di tutti li antichi, e le conferiva con quelle de’ nostri: il quale inviai a Mario Tufo. Al medesimo Mario scrissi commentari della prestanza dell’arte cavalleresca. Similmente per altrui istanze una consultazione in lingua vulgare, se sia bene o no che la Repubblica Veneta permetta agli oratori degli altri principi parlar nella loro lingua in senato: e la