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Da Geronimo Campanella e Caterina Martello, in San Biagio, borgatella della città di Stilo nella Calabria Ultra, il 3 settembre 1568 nacque un figliuolo, che al battesimo fu chiamato Giovanni Domenico. Nella memoria De libris propriis, raccontando sè stesso al celebre Naudée, così egli descrive la sua infanzia: — Veramente ancor quinquenne, alle prime lettere ed alla religione così studiosa opera diedi, che qualunque cosa i parenti, gli avi e i predicatori delle divine èd ecclesiastiche cose dicessero, e similmente i miei pedagoghi, addentro all’animo io riponeva. Nell’anno poi quattordicesimo così le regole della grammatica e dell’arte versificatoria aveva apprese, da poter dire in prosa o in verso qualunque cosa ad alcuno piacesse; e molti carmi mandai fuori in quel tempo, non però molto efficaci: di poi subito incappando per sei mesi in una quartana, passato l’anno quattordicesimo accadde che il padre mi volesse mandare in Napoli per invito di Giulio Campanella professor di giurisprudenza; ma nel medesimo tempo volli professar la religione de’ Domenicani, avendo udito in quella un famosissimo predicatore, e da esso gustati i principj logici, e massimamente essendomi sentito preso della vita di san Tommaso e di Alberto Magno».

Vestitosi dunque domenicano col nome di frà Tommaso, pigliava parte alle pubbliche controversie che allora erano di moda, combattendo acremente i peripatetici. Principalmente in una in Santa Maria la Nuova a Napoli, vinse tutti, donde cominciarono le malevolenze, troppo solite contro chi primeggia, e l’astiarono i superiori del convento, ai quali


                              l’adulterato
Aristotele e l’irto sillogismo
Fruttavan agi riverenza e fama,