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ippolito pindemonte | 209 |
quando assomigliava il poeta a chi guarda un giuoco di pallone, che può applaudire a chi fa un bel colpo, da qualunque parte stia, e fischiar anche quello cui dianzi avea battuto le mani. Modificò bensì le sue opinioni alla scuola degli eventi, ma non le cambiò: vagheggiò le moderne teorie politiche prima del Monti, ma non se ne ubriacò quando si attuarono, nè vi imprecò quando ne conobbe gli effetti; serbossi indipendente dagli avvenimenti, mentre l’altro mostrossi infedele e a principi e a persone. Questi preconizzò le conquiste; egli le deplora anche in tempi bellicosissimi:
E se in pregio è così quest’arte cruda |
Ippolito potea vantarsi di non aver mai voluto
contro il ciel, contro i paterni altari |
contro del Monti stanno il Fanatismo e la traduzione della Pulcella d’Orléans.
Vedemmo come il Monti pompeggiasse e trescasse nell’Istituto Italiano. Il Pindemonte, elettone membro, gradiva l’onore, ma dolevagli portasse seco una pensione; perocché, diceva, «il mancare ad un solo de’ proprj doveri, massime quando si riceve per questi un emolumento, è cosa bruttissima agli occhi miei. Vorrei dunque, se fosse possibile, non ricevere la pensione. Nè già per questo lascerei di dar qualcosa di mio; mi basterebbe aver quest’obbligo solo, e potere agli altri’ mancare senza rimorso»1. Come il Monti le ombre, così egli troppo spesso ha visioni di enti ideali, la Libertà, il Parnaso, Apollo, Talia. Il Monti s’ingloriò de’ non caduchi allori della musa cristiana, eppure difese con impenitenza finale la mitologia. Pindemonte la riprovava già nel carme sui Sepolcri2, poi
- ↑ Non troviamo cosa sua negli stampati dell’Istituto: ma è bella lezione per quelli che accettarono la pensione, e non adempirono nessuno dei doveri.
- ↑
Chi d’Ettor non cantò? venero anch’io
Ilio raso due volte e due risorto....
L’erba ov’era Micene, e i sassi ov’Argo.
Ma non potrò da men lontani oggetti
Trar fuori ancor poetiche faville?