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appendice c 161


The Works ef Ossian translated from the gaelic poems, ecc., by J. Macpherson. To which is subjoined a criticai dissertation on the poems of Ossian by Hugh Blair (ivi, 1765, II, in-4°). Riprodotta in molte edizioni.

Report of the Committee of the Highland Society of Scottanti, appointed to inquire into the nature and authenticity of the poems of Ossianii (Edimburgo, 1805, in-8°). Nell’appendice si riporta il principio del poemetto Carrickthura, che fu poi ristampato, con qualche ommissione nel testo, nei

Poems of Ossian in the original gaelic, with a literal translation into latin by R. Macfarlane, together with a dissertation on the authenticity of the poems by J. Sinclair, and a translation from the italian of the abbè Cesarotti’s.

Dissertation on the controversy respecting the authenticity of Ossian, with notes and a supplementary Essai by J. M’Arthur, published under the sanction of the Highland Society of London (Londra, 1807, III, in-8°).

O sein Mac Fhinn, etc, Duncidin (Edimburgo, 1818, in-8°).

Ginguené, Notice sur l’état actuel de la question rélative à l’authenticité des poèmes d’Ossian (Parigi, 1810).

Leggasi la storia delle prime quistioni sull’autenticità, ecc. in Gurlitt, Ueber Ossian (Magdeburgo, 1802, e Amburgo, 1804-5, in-4°).

Talvi (pseudonimo di una signora Jacob, rimaritatasi poi a New-York col dottore Ed. Bobinson, autore dei Biblical Researches in Palestine, ecc.), Die Unächtheid der Lieder Ossian’s und des Macphersonischen Ossian’s insbensondere (Lipsia, 1840, in-8°).

Attribuiscono ai cantici ossianici origine irlandese:

Hamilton Drummond, Essay on the authenticity of Ossian’s poems, nei Transactions of the Irish Academy (t. XVI). O’Reilly, Essay to investigate the authenticity of Ossian’s poems (Dublino, 1830, in-8°). G. Shaw, Inquiry into the authenticity of the poems ascribet to Ossian (Londra, 1781).

Campbell, Essay on the authenticity of Ossian’s poems (Londra, 1835).

Mac Gregor, The genuine Remains of Ossian literally translated (Londra, 1841, in-8°).

Vedansi anche Les Pseudonymes Anglais au dix-huitième siècle, di Filarète Chasles, nella Revue des deux Mondes, 31 maggio 1844, e il Grasse, Lehrbuch der Allgemeinen Literärgeschichte (II, 1, p. 40.).

In Italia quei canti vennero a cognizione di Melchiorre Cesarotti, il quale conosceva molte lingue, e aveva un gusto suo particolare, secondo il quale credeva che la lingua italiana dovesse continuamente arricchirsi coi francesismi; che Omero fosse un rozzo, sicchè egli s’incaricò di raffazzonarlo, di rimpolpettarlo, come alcun disse, prestandogli e modi e sentimenti convenevoli col galateo nostro; altrettanto fece con Demostene e coi sofisti. Ove non è a tacere che simili raffazzonamenti avea fatto Macpherson sopra Dante, riducendolo in prosa inglese. Questa baldanza, sacrilega verso i classici, riusciva opportunissima verso un mediocre scoz-