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APPENDICE .A (pag.112)
L’Istituto di scienze, lettere e arti in Milano.
È uno de’ luoghi più comuni il declamare contro le accademie italiane: ritrovi di oziosi, occupantisi di sonetti e di dissertazioni, composte per recitarle a gente, raccoltasi per sentirle recitare. Ma tutte le cose che furono, ebbero una ragione di essere; tanto più quelle che durarono; e a noi che usiamo i telegrafi elettrici, è facile deridere i telegrafi aerei, che pure sembrarono il non plus ultra della velocità ai padri nostri; or che voliamo sulle strade ferrate, sappiamo appena ricordarci che nella nostra giovinezza, parvero portenti di rapidità i velociferi; e forse i nostri figli troveranno fanciullesco il nostro vapore e l’illuminazione a idrogene, impossessatisi della scatola Lenoir e del gas Sandor.
Facilmente potremmo mostrare, come, nel secolo passato, le accademie favorissero l’impulso dato alla civiltà, ed estendessero le idee filantropiche allora pullulanti; ma tenendoci a Milano, non possiam tacere la Società Patriotica, istituita nel 1776, nella quale, prima che l’eguaglianza fosse gridata dai palchi, gran signori, letterati, preti, artigiani, trovavansi riuniti per istudiare e attuare i miglioramenti del popolo, applicando la filantropia senza assumerne il linguaggio provocante e minaccioso, né invelenire il povero contro dei ricco. Il segretario di quella avendola in un dispaccio intitolata Reale, il ministro Kaunitz scrisse da Vienna non doversi far ciò, desiderando la Sovrana che l’istituzione conservasse, come il nome, così la realità di nazionale, senza che v’apparisse ingerenza di Governo. Eppure era stato il Governo che aveva scritto sul Monte di Santa Teresa i fondi per istituirla e mantenerla. Bella lezione ai centralizzatori e ai cesaristi odierni!
Quando dei lenti ma indigeni progressi della civiltà nazionale venne ad alterare il corso la rivoluzione francese, che ridusse rapido ma esotico lo sviluppo delle istituzioni, oltre le tante e non desiderabili, quel turbine portò via pure la Società Patriotica, lasciata morire col non più assegnarle i fondi. Ma quando i Giacobini liberarono, cioè conquistarono la Lombardia, vigeva la costituzione dell’anno III, secondo la quale doveva esservi un Istituto Nazionale. Ricalcata su quella, la costituzione della Repubblica Cisalpina all’articolo 297 portava: — Vi è per tutta la Repubblica un Istituto Nazionale, incaricato di raccogliere le scoperte e di perfezionare le arti e le scienze». In conseguenza il generale in capo Buonaparte, nella