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degli uomini. Colpito d’emiplegia (9 aprile 1826), tornava a quei placidi colli di Brianza, dov’io giovinetto più di una volta spinsi la sua seggiola rotante in sulle strade, o l’accompagnavo sino ai mercati di Lecco o di Santa Maria Hoe; ed egli mi largiva qualche benigna parola, e mi raccomandava — Studia Virgilio».

Colpito novamente nel maggio del 27, più non fece che languire. Trovandosi a Monza, gli fu insinuato di dar solenne testimonianza alla religione, alla quale aveva prestato i primi omaggi; ed egli volonteroso ricevette i sacramenti. Erasegli allora attaccato ai fianchi Paride Zajotti, sì poco grato agli Italiani, onde il liberalismo, che coglieva ogni occasione di manifestarsi, gridò all’indegnità d’abusare della imbecillità del vecchio per dare soddisfazione a un partito; e lo scandalo giunse a tale che il poeta, o chi per lui, protestò sulla Gazzetta di Milano (16 settembre) qualmente per propria volontà erasi procurato i conforti della religione; e della sua coscienza non riconosceva altro giudice che Quello davanti a cui stava per comparire1.

E il 13 ottobre ricongiungevasi alla prima cagione. L’Italia compianse il principe de’ poeti; il suo successore lo salutò per divino,

  1. Nel Pierpaolo, almanacco morale che stampavasi a Modena pel 1862, fu inserita una lettera d’un sacerdote A. A. che assistette alla conversione, alla comunione e agli ultimi momenti del Monti, e ne attesta la massima commozione e la più gran pietà.
    Al padre Francesco Villardi scriveva o piuttosto faceva scrivere, il 26 gennajo 1827: — Vi ringrazio delle sante orazioni che alzale al Cielo per me, ma forte mi dolgo dell’ingiuria che mi fate trattandomi da miscredente. Perchè qualche volta me la piglio colla superstizione e coll’ipocrisia de’ fanatici religiosi, avete avuto il cuore di credere che io abbia rinunziato all’evangelio? Dalle mie indignazioni contro i superstiziosi e gl’ipocriti dovevate anzi conchiudere tutto il contrario. Orsù! perdono alla buona intenzione l’offesa che mi fate, ma pregovi di mutare opinione rispetto alla mia credenza, altrimente io avrò finito d’essere il vostro affezionalissimo amico

    Vincenzo Monti».

    E il 6 dicembre: — Io non son mai stato nè ateo, nè luterano, nè calvinista, e l’aver fatto ciò che fa e deve fare ogni buon cristiano ridotto agli estremi della vita, non parmi che ad un simile atto di religione debba darsi il nome di conversione: nome il quale suppone che io veramente abba professato principi irreligiosi».
    La Costanza regalò a Ferrara il cuore di Vincenzo entro un’urnetta di ebano imitante il sarcofago di Napoleone, sormontata dal Crocifisso che «sulla coltrice accanto a lui posò»: lo scrittojo di lui, il Dizionario della Crusca, da lui postillato. A Milano in Brera gli fu posta un’erma.