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130 | illustri italiani |
È presto fatto a condannare una cosa coll’apporle una definizione di nostra testa. Chiamate repubblica il despotismo delle moltitudini, chiamate cristiano l’ipocrita, clericale chi si ostina ancora al buono e al giusto, brigante chiunque rifugge dalla tirannia, antipatriota chi ammonisce un Governo de’ suoi errori, progresso il conculcare abitudini, tradizioni, credenze, rispetto: e avrete ragione presso la gran ciurma che s’accontenta a parole. Definite romantico chi vilipende i classici, chi rinnega le regole, chi vuol solo l’arido vero, e uccide le grazie senza cui nulla cosa ha leggiadra; e sarebbero da mandar ai pazzarelli coloro che non beffassero o condannassero il romanticismo1.
Gli risposero molti, con arte ben inferiore, ma con ragioni irrecusabili; alle quali non volendo arrendersi, il Monti raccoglievasi alla solita scusa di condannare soltanto l’eccesso, di non aver anch’egli usato della mitologia che a misura. Al cremonese Tedaldi Fores scriveva:
- ↑ Nel Dialogo dei poeti dei primi secoli, il Monti dice: — Il luogo della scena è romantico, cioè dove torna più conto».
In questo sermone sulla Mitologia, ripete bellamente ciò che avea già cantato Voltaire, che anch’egli difese la parte materiale delle antiche favole, le illustri finzioni che
Moto, spirto, poter, favella e senno
Compartirò alla terra, all’aria, al mare....
L’albero che sublime erge la fronte
Co’ sempre verdi rami, Ati fu un giorno
Ati, diletto alla madre Cibele:
Schiude il Giacinto innanzi tempo e spiega
Odorosa bellezza, ed è il garzone
Ch’Apollo un dì cercò per questi prati;
Zefiro e Flora la novella rosa
Dipingon di vermiglio....
Cervo che in suo fuggir superi i venti
Fu il giovane Ateone; augel che geme
Pietosamente della notte in seno
Fu la gentil di Pandion donzella.
Se poi vien che all’occaso io segua il sole,
Penso ch’ei si riposa in grembo a Teti:
D’innamorati eroi tutto l’Olimpo
È popolato. Oh le ammirande scene!
O le care magìe!
Forse il Monti avea di più in memoria l’ode di Schiller.
Del resto, già il Tasso nel dialogo il Cattaneo avea difeso la mitologia; e poi il Sanvitali di Parma, come diciamo più sotto.