Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/131


vincenzo monti 121

inesorabile nel poeta, che anche negli ultimi giorni imbizziva con immagini di bassa fantasia per improperio di quel Cesare, e del podestà di Milano che avea ricusato accollar quella pensione alla città.

Tardi sdegni, quand’era immortalmente scritta la lode profusa ai vincitori di quello, cui avea profuso lodi immortali. E più dolorosa a rammentarsi perchè mai più in 40 anni di servaggio trovossi un poeta vero che cantasse quei dominanti, nè un ingegno che togliesse a sostenerli o difenderli1. Quando signoreggia l’iniquità, resta una consolazione ai giusti, il sentire/ che possono non applaudirla, non secondarla, ma tacere innanzi ad essa. Vero è che ciò rendeasi men difficile quando il potere non comprava nè carezzava. Però uno dei primi governatori avea pensato fondar a Milano un giornale, la Biblioteca Italiana, che guadagnasse l’opinione a servigio de’ nuovi padroni. Ugo Foscolo non accettò di’ dirigerla; l’accettarono il Monti2,

  1. Certo non si dorrà ch’io lo dimentichi il gentile che fe la cantata per la coronazione di Ferdinando nel 1838. Il Giordani diceva che il solo vero ingegno che si fosse venduto all’Austria era Paride Zajotti, trentino.
    Scalvini letterato bresciano, che avrebbe potuto esser de’ migliori, scrive:
    «Il Monti dice: A questi semi-letteratucci, che insolentiscono contro le opere de’ grandi uomini, convien rendere la pariglia con un buon bastone. Se un cane mi viene a pisciare vicino, io ho diritto di dargli un calcio o una bastonata. — Gli uomini grandi, soggiungeva il Monti, debbono render ragioni, non venire colla spada alla mano. — Mentre così diceva, senza avvedersi, condannava sè stesso. Che non ha egli detto di quel povero De Coureil, nella nota, al Cavallo alato d’Arsdnoe? Gli antichi, certo, non fecero mostra mai di tanto fiele.
    «Monti si stava radendo la barba. — Fruga nella mia tasca, disse, e troverai una lettera del principe di Carignano. Vedi che mi scrive egli». Io la trassi, e andando verso lui, — Vedi (diss’egli volgendosi) tutta di suo pugno!» Io lessi. — Hai badato (diss’egli volgendosi un’altra volta) a quella parola venerazione?» — Voi non avete bisogno, diss’io, delle lodi di principi, nè ve ne dovete compiacere.
    «Monti è ito in fretta a Fusignano per salvare il suo avere dalle brame di un nipote a cui lo aveva affidato. Egli ha il carico di scrivere una cantata per la venuta dell’imperatore.... Egli era comandato, egli era forzato a ciò. — Chi può forzare ad operar contro la propria coscienza?»
  2. Egli scriveva al Mustoxidi, il 20 marzo 1816:
    — Ascoltate un nuovo letterario divisamento.
    «Tutta Milano e molta parte d’Italia, secondo che risulta dalle nostre corrispondenze, ha dato vivissimi eccitamenti alla formazione di un giornale. A questo effetto Giordani, Brocchi, Breyslak, Labus e il vostro Monti, sotto gli auspicj di onorati e potenti cavalieri, ne hanno assunto l’incarico. E già il nostro progetto ha ottenuta