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106 | illustri italiani |
che spesso egli medesimo istigò1. Angelo Mazza di Parma (— 1817) cominciò a poetare da giovane, e fu lodato da molti e da sè stesso, fin a dire
- «Milano, 13 dicembre 1823.
- ↑ È notevole quest’epigramma:
lontano è nominativo, manca il sostantivo: se è avverbio, è dura la costruzione, e oscuro il senso.
«Saremo, siccome crediamo, dispensati dalla fatica di recare in mezzo altri esempj. Chiunque abbia fior di senno, anche senza confrontare il testo greco, concederà di leggieri, che in quella lettura non si trova molto da imparare, e manca il diletto dello stile limpido, esatto e poetico.
«Quanto per noi s’è detto finora su la traduzione dell’Iliade e dell’Odissea, debbe intendersi anche per quella del Suplimento di Quinto Calabro, ecc. Basta leggere la prima ottava per disperare del merito di questa parafrasi. Il Termodonte a largo flutto, cioè di larghe correnti; i quattro versi (ottava 4, canto I),
Di luttuosa guerra al par la brama |
«le erinni «Che degli empi tra i piè sempre ne vanno», son modi, e frasi, e sintassi che non invogliano a rifrustare altri luoghi più avanti, per indagare se alcun ve n’abbia che richieda gratitudine, come spera lo scrittore nella prefazione, alla sua erculea fatica. Dobbiamo poi confessare, che maggior diletto poetico abbiamo scontrato nella parafrasi della Bandettini, benchè più libera e ardita della sua; ne’ licenziosi suoi arbitrj, nelle amplificazioni, ne’ voli della sua fantasia, si sente almeno ch’è una bella infedele, nudrita del latte de’ classici nostri poeti italiani, e dimenticando Quinto, non dispiace del tutto la sua imitatrice.
«Adempiute così, quantunque a malincuore, le parti di critici sinceri, che non sanno mascherare qual ch’ella sia la propria opinione, vogliamo credere che altri meriti possano conciliare al professore Fiocchi il favor del Governo. Al Governo pertanto, e non a noi, s’aspetta il giudicare se d’altri meriti egli sia fornito, o se le private di lui circostanze concorrano ad impetrargli una qualche gratificazione. Noi termineremo col raccomandar sempre all’I. R. Governo le lettere, le arti, le scienze, e gli uomini benemeriti che le coltivano a pubblica utilità.
«Luigi Rossi — G. C. Luosi».
Non è difficile sentire in queste ignobili frasi la mano del Monti, che apparteneva alla Commissione esaminatrice, e che soggiungea questa protesta autografa:
«La giusta legge che vieta l’esser giudice e parte, vieta a me sottoscritto il proferire sentenza sulle omeriche traduzioni dell’esimio signor professore Fiocchi, essendo a tutti notissimo che io pure ho corso lo stesso arringo: il che, nel caso possibile che le versioni del lodato professore non mi paressero degne di tutta lode, potrebbe facilmente dar cagione al medesimo di sospettare che il mio giudizio fosse dettato dalla passione, anzi che dalla povertà del corto mio intendimento.