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92 illustri italiani

varsi molto della pagana mitologia, a cui è mancato presso noi il fondamento della religione che la santificava, ed essendo cessata quelle delle fate e degli incantesimi, che pure per qualche tempo potè supplire alla prima, era forza ricorrere ad un genere di poesia, il quale ponesse in salvo i diritti della favola, senza nuocere alla dignità della storia» (Dedica). Pertanto nella Spada di Federico mena Buonaparte all’avello del gran Prussiano, la cui ombra gli

Cesse il ferro contese; ed interrotte
Di furor mormorando e di cordoglio
Fiere parole, all’aura alto si spinge
E lunga lunga il ciel col capo attinge1.

Poi, nel Bardo della Selva Nera, prese l’intonazione di Ossian2, mescolando l’epica e la lirica a celebrare le imprese tutte del suo eroe. Ne fu ripagato con altra scatola d’oro, 2000 zecchini, decorazione, poi col titolo d’istoriografo del regno3; ma esprimendo

  1. Le opere del Monti venivano stampate in edizioni di gran lusso dal Bodoni a Parma. A nome di questo egli scrisse la bella dedica dell’Aminta, e gli prometteva la sua protezione, e di farlo decorare, trattare e pensionare. Il 3 dicembre 1807 gli scriveva: «Le mie ottave sulla Spada di Federico, ho presentate l’altra mattina al grazioso nostro principe, sempre dolente di non aver Bodoni al suo fianco: ed egli, da cui mi venne il consiglio di dedicarla alla grande armata, le ha spedile all’Imperatore. Non so qual giudizio e voi e l’amata nostra signora Ghita (sua moglie) ne porterete, ma quanti le hanno vedute sono d’avviso che, di tutte le mie poesie staccate, questa sia la più calda e la più grave. E tale a me pure la fa credere l’amor paterno».
    Non vi manca un insulto anche alla regina Luisa, allora ispirazione, dappoi incancellabile memoria di patriotismo alle genti tedesche;

    E cagion fugge delle ree disfide
    La regal donna. Amor la segue e ride.

    Di rimpatto a Giuseppe Napoleone, traslocato re in Spagna, dedicava la Palingenesi Politica dicendo: — Ogni amico dell’indipendenza del continente ammira, o sire, l’ispana restaurazione. Tre volte beata cotesta generosa nazione, se tutto saprà comprendere il benefizio!»
  2. Vedi l’appendice C.
  3. Il vicerè Eugenio, al 10 aprile 1806 scriveva a Napoleone. — Mi ricordai che V. M. desiderava dar un posto al poeta Monti: Ho l’onore di dirigerle un progetto di decreto che lo nomina storiografo del regno d’Italia. Forse si troverà strano che le funzioni di storiografo siano date a un poeta. Luigi XIV le avea però affidato a Racine».