Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
70 | illustri italiani |
diminuzione dell’autorità sovrana. L’aristocrazia romana avversava risolutamente questo accumunamento di prerogative, e voleva chiusa a tutti la romana cittadinanza.
La conciliazione tentata dai Gracchi colla potente parola e colla sedizione, non valse, nè più rimanea che la forza aperta. La loro disfida fu sostenuta da Mario, uomo nuovo, del paese de’ Volsci e avvezzo ai campi, fattosi caporione della causa e dell’Italia e della democrazia. Gli si oppose Silla, campione vigoroso del vecchio genio patrizio, e attento ad assicurare la preponderanza de’ nobili in Roma e di Roma sovra l’Italia, escludendo ogni pretensione italica. L’aristocrazia era vigorosa, perchè d’accordo e munita delle forme legali: sicchè egli trionfò.
In queste guerre civili cambia natura la domanda, e non trattasi più di spartire l’ager publicus, ma si attenta ai veri patrimonj: non però per legalità, bensì per conquista. Alcune volte vi si arriva violentemente col depennare i debiti; compenso ingiusto, nè diversa da una spropriazione, da un fallimento legale; altre volte colla proscrizione, che assassinava il proprietario per attribuirne ad altri il possesso. Come già praticavasi coi nemici, così ora ai cittadini vinti si confisca il podere, si distribuisce ai soldati; e il nuovo possesso sottentra coi diritti stessi.
Adunque spostaronsi i possessi; molti poveri divennero possidenti; soldati Iberi e Galli occuparono i campi dell’Etruria o del Mantovano; finchè stanchi del riposo, vendevano la loro porzione, scialacquavano il prezzo, e chiedevano nuova occasione di acquisti. Tolta la sicurezza de’ possessi, la coltivazione andava negletta, e com’essa pervertivansi i costumi; cambiati i possessori, non la natura de’ possessi, punto migliorava la condizione della plebe. Questa volea pane, e le era dato, non con elevare tutta la classe, rionorar il lavoro, porgere modi di guadagno, bensì coll’abbattere i già possidenti per surrogarvene de’ nuovi, i quali però lasciavano sempre una moltitudine vogliosa di elevarsi coll’arti medesime.
IV.
Ma già sentivasi d’ogni parte crosciare la repubblica. La coltura greca valse da principio a dirozzare i Romani, e dell’introdurla vuolsi saper grado agli Emilj ed agli Scipioni: ma l’indole romana ripigliava