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I. Suoi cominciamenti — II. Sue opinioni politiche — III. L’arte oratoria — IV. Lotte civili — V. Azioni contro Verre — VI. I possessi. Le leggi agrarie — VII. La congiura di Catilina — VIII. Il consolato di Cicerone. Primo triumvirato — IX. È accusato. Esiglio e ritorno — X. Clodio e Milone — XI. Guerre civili. Caduta della repubblica — XII. Le Filippiche — XIII. Secondo triumvirato. Fine di Cicerone — XIV. Suo carattere — XV. Cicerone scrittore — XVI. Sue lettere — XVII. Sua filosofia.
I.
Meyer nel 1832 pensò pel primo a pubblicare i Frammenti d’oratori romani da Appio Claudio fino a Simmaco, faticosissimamente desunti da storici, da grammatici, da iscrizioni. Dübner ne fece un’edizione francese con una bella storia dell’eloquenza romana di Ellendt. Meyer istesso curò un’edizione ampliata quasi del doppio a Zurigo, 1842, Oratorum romanorum fragmenta ab Appio inde Cœco et M. Porcio Catone usque ad L. Aurelium Symmachum, ove aggiunse più di trenta nomi nuovi di oratori, ma la lista è ancor lontana dai trecento che Frontone numerava nell’XI secolo. Tutti questi si eclissano nello splendore di Marco Tullio Cicerone. Nacque egli in Arpino nella regione dei Marsi il 106, l’anno stesso che Pompeo, da buona famiglia equestre ma segregata dagli affari. Suo padre, attento ai campi ed alle lettere, diresse con premura e senno l’educazione di Tullio, che si segnalò sulle scuole, nelle quali gli esercizj faceansi in greco, giacchè la lingua natìa credevasi bastasse impararla dal quotidiano conversare e dai pubblici dibattimenti. Il primo che aprisse scuola di retorica in latino fu un Lucio Plauzio, e la gioventù vi traeva in folla, come accade alle novità; ma il giovane Tullio ne