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Luigia di Savoja, a ventidue anni rimasta vedova di Carlo d’Orleans duca d’Angoulême, si ritirò dalla Corte coi figli Margherita e Francesco, sintantochè quest’ultimo diventò re. Ella fu tacciata di avarizia, e d’aver lasciato perdere il Milanese coll’intascarsi il denaro destinato a pagare le truppe; amò d’amore il conestabile di Bourbon, famoso traditore; ma mostrò senno e imparzialità durante la prigionia del re dopo la battaglia di Pavia. Vergò un giornale dal 1501 al 1522, in cui i Protestanti pretesero trovar sentimenti conformi ai loro. Ma quali sono? La rassegnazione al volere di Dio, il crederlo autore d’ogni ben nostro, e altri che vanno comuni a tutti i Cristiani. In esso giornale al 1522 scriveva: — Mio figlio e me, per la Dio grazia, cominciamo a conoscere gli ipocriti, bianchi, neri, ombrati d’ogni colore, da’ quali Iddio, per la sua clemenza e bontà infinita, voglia preservarci e difenderci; che, se Gesù Cristo non mentisce, non v’è generazione più pericolosa per ogni conto».
Margherita, figlia di madre tutt’altro che rigorosa, moglie del duca d’Alençon, fiacco, ignorante, poi del re di Navarra, compose novelle che starebbero bene al Boccaccio. Dopo il 1521 ascoltò volentieri Jacobo Lefèvre, uno de’ primi in Francia a sostenere che bisognava ricorrere direttamente alla Bibbia e interpretarla a proprio senno. Margherita prese a leggerla, e poichè ella tanto poteva su tutta la politica di Francesco I, sperò trarlo coi Riformati; l’indusse a venire ascoltare i sermoni del Lefèvre, dai quali egli parve tocco non meno che Luigia di Savoja.
Ma non che Francesco nè Luigia coltivassero queste velleità, anzi cominciarono a perseguitare i dissidenti con fierezza. Margherita