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620 | illustri italiani |
considerando che Dio gli ha eletti fra tanti altri suoi servi a custodire questo membro suo, il qual a me pare che faccia sempre male, come che si muova o a dextris secondo lo spirito suo, o a sinistris secondo la carne mia....»
E ad esso cardinale d’Inghilterra:
— Sa il Signor nostro che per altro non desidero eccessivamente di parlar con vostra signoria, se non perchè vedo in lui un ordine di spirito che solo lo spirito lo sente: e sempre mi tira in su a quell’amplitudine di luce, che non mi lascia troppo fermare nella miseria propria: anzi con sì alti sostanziosi concetti mi mostra la grandezza di lassù e la bassezza e nichilità nostra, che, vedendo noi stessi e tutte le cose create servirci a questa, bisogna trovarci soli in Colui che è ogni cosa. E quanto più ho bisogno di parlare alla vostra signoria, non per ansia nè dubbj nè molestia che abbia o tema d’avere per bontà di colui che mi assicura, ma perchè ogni volta che la vostra signoria parli di quel stupendissimo sacrificio, della eterna destinazione, dell’esser preamati, e di quel pane ascondito trovato su quelli monti e fonti che scrive...., fa star l’anima sull’ali, sicura di volar al desiderato nido; sicchè tanto è per me parlare con vostra signoria come con un intimo amico dello Sposo che mi parlerà per questo mezzo, e mi chiama a lui, e vuol che ne ragioni per accendermi e consolarmi».
Chi ha letto santa Teresa e la beata di Chantal non istupirà di tanto affetto, che del resto, in donna, radamente si scompagna dalla venerazione. E forse il Priuli ne faceva appunto a Vittoria, la quale gli rispondeva: — La cosa è sì perfetta, l’affezione mia sì giusta, debita e santa, così utile all’anima mia, sì cara e grata a Dio, che mi andrei solo ritirando, come si suol ritirare la mente dalla troppo fissa orazione e dolcezza dello spirito, acciò ritorni a servir gli altri prossimi per esercitar la carità, perchè con monsignor esercito più la fede, ricevendo assolutamente da Dio quanto lui fa: sicchè sempre sono obbligatissima al dolcissimo mio e reverendissimo Morone, che in tutti i modi mi fa consolata».
Chi poi, in questi ultimi anni, ha potuto assistere in Parigi ai convegni della signora Swetchine, e attorno a questa intelligente russa vedere raccolti Lacordaire, De Falloux, Montalembert, Dupanloup ed altri caporioni della scuola cattolica, nell’intimo bisogno di dirsi un all’altro il proprio pensiero sulle quistioni supreme, e di