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vittoria colonna 617


«Con molti servizj etiam che da Dio mi fossero date potenti occasioni, non potrei mostrare alla signoria vostra la mia volontà di servirla, nè esplicarle la securtà che mi dette allorchè, umanamente e con tanta cristiana affezione, mi disse che, in Cristo fondando ogni mia fede, credessi che la signoria vostra reverendissima faria per monsignor d’Inghilterra quel che gli fosse possibile, e che sperava andasse e tornasse come si desiderava da tutti li servi del Signore. Ed avendo poi inteso che continua in vostra signoria reverendissima questa sollecitudine, dimostrandola ogni ora con evidentissimi segni, mi allegra tanto e mi conferma sì nella presa speranza, che non ho potuto lasciar di molestar vostra signoria con questa mia, ringraziando Dio in Lei che si sia degnato legar in tanta unione col vincolo della vera pace due suoi sì cari amici, e di costituirmele serva in modo, che, absente da loro, senta consolazione della divina carità che si fanno insieme, massime che la mia estrema indignità mi toglie l’impedimento che suol dare l’invidia, ancora fosse santa e buona; e mi lascia umilmente godere che Cristo, unico signore capo e ogni ben nostro, abbia voluto che insieme conferiscano gli ampli tesori e inestimabili divizie sue, e gli abbia eletti ad un tanto e sì importante effetto. E qui non si manca da queste purissime spose di Cristo pregarlo che tolga ogni impedimento e ogni dilazione a perficere le ottime aspirazioni delle signorie vostre, sempre conformi, e rimesse alla sua suprema e rettissima volontà così in man della signoria vostra di comandarmi al mezzo di monsignore, che per troppa sua umiltà o per mia troppa indignità non vuol che pensi pur di servirla, sia da me servito in lei, che certo non potrà fare maggior carità che essere occasione che io non mi alleviassi tanto peso di obbligo che ho con vostra signoria reve-

    mandò certi rochetti e breviarj, e dopo qualche anno, la vidi in Roma, e forse prima, in Viterbo essendo per passaggio, ce la conobbi molto affezionato (come mostrava spiritualmente) al cardinal Polo, il quale allora era povero, e pativa gran persecuzione dal re d’Inghilterra per un libro che avea scritto contro detto re in favore del primato di nostro signore: e per quanto mi fu riferito da diverse persone, mandarono qui uomini a posta per farlo avvelenare, ed anche per farlo ammazzare, e credo che per questa causa papa Paolo III gli mantenesse alla guardia un certo capitano con alcuni soldati continuamente, e quando volse andar a Trento, Legato al Concilio, la signora marchesa di Pescara mi raccomandò con ogni affetto la salute di questo signore».