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Elisabetta, che la sbalzò, sovvertì le speranze, e fondò la Chiesa riformata. Convocatosi il Concilio di Trento, il Polo fu mandato a presederlo co’ cardinali Del Monte e Cervini: poi vacando la sede per la morte di Paolo III (1549), i voti concorreano nel Polo fin quando il severo Caraffa lo imputò d’essersi mostrato troppo mite agli eretici mentre stava a Viterbo, onde gli fu preferito il Del Monte col nome di Giulio III.

La Colonna mostravasi devotissima in ogni atto al Polo, ed assidua alle sue riunioni: e non è superfluo l’addur questa lettera di essa al cardinale Cervini, che fu poi papa Marcello II:

Da Viterbo il 4 dicembre 1542.

«Illustrissimo e reverendissimo monsignore,

«Quanto più ho avuto modo di guardar le azioni del reverendissimo monsignor d’Inghilterra, tanto più mi è parso veder che sia vero e sincerissimo servo di Dio. Onde, quando per carità si degna risponder a qualche mia domanda, mi par di esser sicura di non poter errare seguendo il suo parere. E perchè mi disse che gli pareva che, se la lettera o altro di frà Bernardino (Ochino) mi venisse, la mandassi a vostra signoria reverendissima, senza risponder altro se non mi fosse ordinato, avendo avuto oggi la alligata col libretto che vedrà, ce la mando: e tutto era in un plico dato alla posta qui da una staffetta che veniva da Bologna, senza altro scritto dentro. E non ho voluto usar altri mezzi che mandarle per un mio di servizio; sicchè perdoni vostra signoria questa molestia, benchè, come vede, sia in stampa; e Nostro Signor Dio la sua reverendissima persona guardi con quella felice vita di sua santità che per tutti i suoi servi si desidera.

«PS. MI duole assai che, quanto più pensa (l’Ochino) scusarsi, più si accusa, e quanto più crede salvar altri da un naufragio, più gli espone al diluvio, essendo lui fuor dell’arca che salva e assicura».

Così l’umiltà riparava da quegli eccessi, a cui talvolta trae la so-

    cattolico; la nostra messa è, si può dire, tradotta: altrettanto avviene nelle Omelie, ne’ Formularj, nelle scritture di molti teologi de’ primi tempi dello scisma. Ciò poteva anche esser un artifizio per insinuar poi le massime eterodosse, ravviluppate in tanto di vero. E da principio non pochi cattolici ne restarono illusi, talchè la Chiesa dovette intervenire per metterli sull’avviso: ma su queste conformità si fondano i tentativi odierni de’ Puseisti di accordar l’anglicana colla Chiesa cattolica.