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vittoria colonna | 605 |
deplorando i mali della patria, gli attribuivano alla depravazione de’ Cristiani e alla negligenza de’ prelati. Onde scriveva:
Veggio d’alga e di fango omai sì carca,
Pietro, la nave tua, che, se qualch’onda
Di fuor l’assal, d’intorno la circonda,
Potria spezzarsi e a rischio andar la barca.
La qual, non come suol leggera e scarca
Sovra ’l turbato mar corre a seconda,
Ma in poppa e ’n prora, all’una e all’altra sponda
È grave sì, ch’a gran periglio varca.
Il tuo buon successor, ch’alta cagione
Dirittamente elesse, e cor e mano
Muove sovente per condurla a porto:
Ma contro ’l voler suo ratto s’oppone
L’altrui malizia; onde ciascun s’è accorto
Ch’egli senza il tuo ajuto adopra invano.
Adduconsi principalmente il Pianto della marchesa di Pescara sopra la Passione di Cristo, o l’orazione sopra l’Ave Maria1 onde provare come ella aderisse alle dottrine nuove. Ma basta leggerli per vedere come ella assoggetti la sua ragione alla cristiana umiltà.
Parrà forse ad alcun che non ben sano
Sia ’l mio parlar di quelle eterne cose,
Tanto all’occhio mortal lontane e ascose,
Che son sovra l’ingegno e il corso umano.
Non han, credo, costor guardato ’l piano
Dell’umiltade, e quante ella pompose
Spoglie riporti, e che delle ventose
Glorie del mondo ha l’uom diletto invano.
La fe mostra al desio gli eterni e grandi
Obblighi, che mi stanno in mille modi
Altamente scolpiti in mezzo al core.
Lui che solo il può far, prego che mandi
Virtù, che sciolga e spezzi i duri nodi
Alla mia lingua onde gli renda onore.
- ↑ Venezia, Aldo, 1561. Dalla vita di essa, stampata da Lefevre Derimier a Parigi il 1856, poco s’impara. Vedasi Adolphe Trolope, A decade of italian women, Londra, 1859, e meglio Rime e lettere di Vittoria Colonna, Firenze, 1860, edizione tratta da quella che erasi fatta a Roma da P. E. Visconii per uso privato.