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604 | illustri italiani |
E com’Ei nel suo grande eterno impero
Di nuova carità l’arma ed accende,
Quando un forte guerrier fregia e corona.
Ma poi che, per mia colpa, non si stende
A tanta altezza il mio basso pensiero,
Provar potessi almen com’Ei perdona.
Dalla fiducia nel sacrifizio di Cristo è tutto ispirato il seguente:
Tra gelo e nebbia corro a Dio sovente
Per foco e lume, onde i ghiacci disciolti
Sieno, e gli ombrosi veli aperti e tolti
Dalla divina luce e fiamma ardente.
E se fredda ed oscura è ancor la mente,
Pur son tutti i pensieri al ciel rivolti;
E par che, dentro il gran silenzio, ascolti
Un suon che sol nell’anima si sente.
E dice: Non temer, chè venne al mondo
Gesù, d’eterno ben ampio mare,
Per far leggero ogni gravoso pondo.
Sempre son l’onde sue più dolci e chiare
A chi con umil barca in quel gran fondo
Dell’alta sua bontà si lascia andare1.
Le sue poesie spirituali, sebbene artefatte e dialettiche più che immaginose e sentite, sono delle migliori d’allora, e rivelano una profonda religione, qual doveva penetrare le anime virtuose, che,
- ↑ Altrettanta fiducia palesa in questo sonetto.
Chi temerà giammai nell’estrem’ore
Della sua vita il mortal colpo e fero
S’ei con perfetta fede erge il pensiero
A quel di Cristo in croce aspro dolore?
Chi del suo vaneggiar vedrà l’orrore
Che ci si avventa, quasi oscuro e nero
Nembo, in quel punto, pur ch’al lume vero
Volga la vista del contrito core?
Con queste armi si può l’ultima guerra
Vincer sicuro, e la celeste pace
Lieto acquistar dopo ’l terrestre affanno.
Non si dee, con tal guida e sì verace,
Che per guidarne al ciel discese in terra,
Temer dall’antico oste nuovo danno.