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giandomenico romagnosi | 591 |
consesso, «dopo diligentemente esaminate le osservazioni e spiegazioni sopra le proposizioni censurate, ne commendò la sommessione e il rispetto, sol consigliando, pel caso di ristampa, alcune aggiunte spiegative».
Fu bello della persona, e se ne compiaceva; la sua testa richiamava quella di Leonardo da Vinci, con piccoli e vivi occhi, che palesavano l’attitudine a veder pronto, giusto, lontano, ma non gli
«Circa la dottrina io mi congratulo coll’Europa nella quale predomina il cristianesimo, perchè vi trovo le più favorevoli disposizioni dal canto dei dogmi morali ad iniziar l’opera d’un governo nazionale. Quella religione, la quale collo stesso precetto e colla stessa forza ha santificato il dovere di dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio; quella religione la quale ha comandato che ogni anima ubbidisca alle autorità superiori, che ha inculcato di rispettarne i divieti consacrando la spada della giustizia; quella religione che, astenendosi dal canonizzare esclusivamente una data specie di governo o una data forma di amministrazione, volle lasciare le nazioni libere a piegarsi alle esigenze dei luoghi e dei tempi, nate da quella suprema o varia economia colla quale la provvidenza divina governa le genti; quella religione, dico, ha in sè quanto conviene per venir in sussidio della più equa e provvida legge costituzionale.
«Qual è quel pastore, il quale, insegnando e inculcando dal pulpito e dal confessionale i doveri verso Dio e verso il prossimo, ricusasse di predicare e di inculcare anche i doveri verso il principe, verso la patria?
«Uno dei primarj titoli del cattolicismo è il soccorso dei poveri. Nulla v’ha di più consacrato dalla antica, media e nuova disciplina di questo titolo....
«Sono di parere che negli Stati cattolici la religione stessa debba servire, non solo come mezzo morale, ma eziandio come mezzo economico ad alimentare l’istruzione primitiva popolare».
Nell’occasione della censura qui sopra accennata ebbe opportunità di spiegarsi meglio:
«Altro è il ministero religioso, ed altro è il politico del sacerdozio. In qualità di ministero religioso, il sacerdozio goder deve una pienissima immunità, e ubbidire a Dio e non agli uomini, come gli apostoli dichiararono alla sinagoga. Ma dall’altra parte, come sostenersi potrebbe l’indipendenza religiosa del sacerdozio, se non venisse stabilita nello stesso tempo quella dei fedeli rispetto al politico governo? È forse possibile che il pastore diriga un gregge, se altri nello stesso tempo ha il diritto di sottrarlo alla sua direzione? Or fingasi che si ammettesse nell’autorità politica il diritto di comandare una religione diversa da quella professata dal sacerdozio, o di frapporre impedimenti o discipline contrarie alla libertà religiosa; a che si ridurrebbe il sacerdozio?
«Ma dall’altra parte io ho propugnata la libertà di coscienza, unicamente a fronte dell’autorità politica, e nulla più. Dunque consta positivamente ed ocularmente che io ho essenzialmente difeso la esistenza stessa della Chiesa a fronte dei Governi, e quindi l’unico e massimo fondamento dell’autorità stessa del sacerdozio.