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o lecornie letterarie, frutti d’individui isolati, bensì consacrato ai progressi e alla conservazione delle dottrine statuali, e a raccoglier le persone che custodiscano il deposito de’ dogmi politici, dilatasi in tutto il corpo della nazione e ne’ grandi centri, in numero indefinito, senza spesa. Ogni cittadino può intervenire alle adunanze come uditore; può domandare d’esserne socio coltivatore, poi, dopo un certo tempo e dopo prove di merito intellettuale e morale e civile, ricorre all’areopago per divenire consulente. Da quello scelgonsi gli eleggibili al patrocinio politico, all’areopago, al senato, sempre sovra loro concorso; e i consultori di Stato, i professori d’Università, i ministri.

L’Istituto ha un granmaestro a vita, escluso da ogni altro impiego o emolumento. Non potrà nè rispondere nè interloquire su verun atto particolare d’autorità costituita: bensì stendere i progetti d’interpretazione legislativa della costituzione, mettere a concorso temi politici, qualificare come contrarie alla costituzione o alle leggi certe dottrine promulgate da scrittori nazionali o stranieri.

Gli autori di opere meglio conducenti alla moralità pubblica si eleveranno a consulenti, e il corpo di questi potrà rispondere a quesiti, dubbj, difficoltà, proposte da professori o da funzionarj; tutti insieme devono promulgare certe dottrine, delle quali il Romagnosi esibisce lo schema.

Quell’Istituto è dunque un apostolato abituale. Non vi s’entra che dopo acquistata reputazione di scienza politica, massime collo sciogliere quistioni, messe a concorso dalla consulta di Stato.

Siffatta istituzione, che si deriderebbe in tempi ove la prima cosa che si rimuova è l’indagine della verità, verrebbe a determinare e regolare quel ch’egli chiama potere predominante; la pubblica opinione. Questa consta d’intelligenza e d’interessi: ed è una guisa di pensare uniforme e costante della maggior parte della nazione, che giudica una cosa buona o cattiva, degna di lode o di biasimo, giovevole o contraria alla prosperità. Nei legislatori, nel Governo, ne’ savj, questo modo di pensare deriva dalla conoscenza de’ principj; nel popolo è determinato dall’autorità o dall’interesse. Quando le cose sono coordinate in modo, che il cittadino, anche senza saperlo, desideri ciò che la legge prescrive, e seguendo la sua volontà eseguisca la legge, congiunge la maggior libertà colla maggiore docilità; riesce naturalmente virtuoso, patriotico, retto estimator del bene e del male pubblico o privato; se desidera stima, onori, ap-