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della persona stessa. Devesi conservare a base (egli pensa) l’autorità regia, e porle d’accanto, non in via d’attribuzione, ma in via di eccezione, la garanzia positiva costituzionale; il che però ha luogo quanto alla sola persona del monarca a cui fu affidato il pieno mandato di governare.

Il meccanismo del Governo non doveva togliere nulla nè alla provvida antiveggenza della legislazione, nè alla libera energia dell’amministrazione. A ciò architettava un sistema di pesi e contrappesi, che faceva assomigliare la macchina dello Stato ad un orologio, esatto quando le sue parti lavorano bene, guasto ad ogni piccolo sconcertarsi d’una di esse.

Il Romagnosi rifuggiva dalle massime invalse da poi, d’eterna gelosia verso il re; eppure, non ammettendo nè la sovranità popolare nè il diritto divino, non può che mettere i due poteri a conflitto. Se il re ha la piena sovranità, non si può che porgli argini affinchè non ne abusi; organizzare la naturale nimicizia fra il potere esecutivo e il legislativo. Ma que’ suoi contrappesi potrebbero mai far nascere la fiducia nel re? La storia poteva chiarirlo che l’integrità regia può benissimo modificarsi, e anche distruggersi, purchè rimanga l’integrità sociale. Le Costituzioni sono uno storico acquisto della democrazia sopra la monarchia, la quale venne a perdere i primitivi caratteri di diritto di conquista, poi di diritto divino, poi di proprietà, attribuitile successivamente; e le si surrogò la volontà generale, il concorrere di tutti a far le leggi e a governare. Laonde la Costituzione non è più una garanzia coattiva, bensì un naturale equilibrio de’ poteri; dove non più le classi, ma gli individui, sciolti da ogni privilegio collettivo e forti nella sola personalità, non soggetta a ragion di Stato, compiono ciascuno il proprio dovere, ed obbligano ogn’altro a compirlo.

Il rappresentante della nazione vorrebbe stabile: perocchè, se egli si confonde poi col cittadino qualunque nel suo futuro, non si hanno cauzioni della presente sua devozione alla causa nazionale; non garanzie dalle vendette e umiliazioni della Corte. Vorrebbe in conseguenza accentrare la maggior parte della rappresentanza legislativa in quelli che hanno cariche perpetue, annesse alla dottrina. E grand’importanza attribuiva al sapere e ai dotti, che di preferenza avrebbe voluto fossero scelti a rappresentanti della nazione. Ma conscio della brutale avversione del bel mondo contro chi sa, non