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520 | illustri italiani |
brigarsi se dalla falsità del supposto restassero viziate tutte le conseguenze. E di che genere fossero le conseguenze potremmo scorgerlo nella Rivoluzione, quando giovani discepoli del Ginevrino, balzati alla tribuna colle più rette intenzioni, si resero spietati per esser logici, e faceano scorrere torrenti di sangue in nome della filosofìa e per difesa della libertà1.
I nostri pubblicisti traevano il diritto di punire da questo contratto sociale; pel quale ciascuno avesse rinunziato al diritto di difesa personale, e dato complessivamente alla società quello di castigare chi attentasse alla sicurezza d’un individuo o di tutti.
A nessuno sembreranno quistioni meramente speculative ed inconcludenti al pubblico bene il chiedere se è diritto dei popoli che la legislazione non ecceda nei minacciare ed infliggere le pene; se è mestieri che agli uomini consociati sia tolto l’infelice arbitrio di dubitare della giustizia di esse, e che il reo, nell’atto stesso che subisce il castigo, confessi meritarlo, e lo spettatore non ne trovi contraddetta nè la naturale compassione, nè il sentimento d’approvazione pel giusto e pel vero, che è proprio dell’essere intelligente e morale.
A dimostrare che esiste il diritto di punire, esaminare qual ne sia il fondamento, indagarne l’origine metafisica o naturale, determinarne le proporzioni, attese il Romagnosi nella Genesi del diritto penale. Ripudia l’origine dedotta dalla difesa personale, perocchè, supposto possibile che l’uomo vivesse isolato, potrebbe bensì respingere la forza fin ad uccidere l’offensore, ma tale facoltà non varrebbe che in attacco attuale e violento; cesserebbe non appena cessasse questo, nè uno potrebbe assumere la difesa d’un terzo, nè far ad altri un male in retribuzione d’un male ricevutone prima, o a prevenire nuove ingiurie.
- ↑ Rousseau, servile alla filosofìa di Locke, che sconosce l’essenza della ragione e tende a sopprimere il libero arbitrio, suppone che l’uomo nasca senza i due attributi necessarj della ragione e della libertà morale. In conseguenza deve subito venir a cozzo co’ suoi simili, essendo incapace di resistere all’istinto. Non può dunque esser moderato che da un patto, conchiuso co’ suoi simili, per togliersi all’anarchia e alle miserie dello stato di natura. Finzione assurda, ma inevitabile qualora nell’uomo, oltre l’intuizione sensibile delle cose e la coscienza d’un’energia propria, non si riconosca un’intelligenza che si esercita secondo certe regole e un’attività libera.