statistico. Il Romagnosi non rifiniva di ricordare il decoro e le sollecite cure onde v’erano trattati gli alunni, non trascurando alcun mezzo opportuno allo sviluppo del corpo e dell’intelletto. Capitatogli il Saggio analitico sulle facoltà dell’anima di Carlo Bonnet, Gian Domenico s’invaghì della filosofia induttiva, associandola alle matematiche, altra sua predilezione. Ottenuta la laurea in Parma (1786), esercitatosi nella società letteraria di Piacenza, una delle tante che univano le colte persone delle varie città prima che la fratellanza le inimicasse1, acquistò nome di buon giureconsulto, e ben presto dalle particolari discussioni elevandosi a vedute complessive, pubblicò la Genesi del diritto penale (1791), libro che egli giudicava scorretto ed immaturo2, e che pure rimase il miglior titolo della sua gloria.
- ↑ II prevosto Tononi in una breve biografia del Romagnosi, dice: — Nella piccola società Piacentina, oltre le questioni di eloquenza e sui poemi, e le ricerche sui grandi letterati che ebbe il paese, trattavansi in dotte ed erudite dissertazioni de’ problemi più difficili che riguardano i principj e le conseguenze delle sociali discipline. Il professore Grazioli vi ragionava del miglioramento dalle scienze e dalle arti arrecato ai costumi dei popoli, e confutava il paradosso di Rousseau che volle far vedere il contrario. Il socio dottor Gaetano Parolini manifestava le sue ricerche sul primo principio del diritto naturale e sui diritti dell’uomo. L’avvocato Bonzi dava un saggio d’introduzione alle scienze morali, cercando un unico ed universale punto di partenza sì pel diritto naturale come pel poetico, sì per la ragione canonica come per la civile giurisprudenza. Gaetano Godi, discuteva sulla pena di morte, e supponendo nella civile società il diritto d’infliggerla, proponeva di emendarne l’abuso e renderla meno frequente. In tale argomento il socio ragiona pure della punizione dei delitti e dei vantaggi che la repubblica si propone nell’esercitarla, e tre ne enumera: 1.° l’emendazione del colpevole; 2.° l’impedirgli che rechi ulteriori danni alla società; 3.° l’allontanare coll’orror della pena gli altri cittadini d’imitarlo. Bianchi mostrava la virtù pubblica, necessaria alle monarchie del pari che alle repubbliche. Cattanei discorreva sopra una storia ragionata delle opinioni sparse fra le nazioni. Gervasi esponeva le sue indagini sull’istruzione dei sordi-muti, dove rivela una serie di fatti ed importantissime riflessioni tratte dalla filosofia delle lingue. In quella società si dissertava liberamente e con profondità delle diverse forme di governo, de’ temperamenti necessarj alla monarchia affinchè non si cangi in dispotismo, dell’origine e dei fondamenti della suprema potestà; sulla tortura esaminandosi i pensamenti di Filangeri e di Beccaria, sul culto esterno in rapporto alla morale e alle vicende della nazione; intorno alla lingua primitiva, al colore degli Africani, all’educazione popolare e fin delle donne, e di molte altre quistioni».
- ↑ Lettera 29 novembre 1802 al Bramieri. Accennasi un suo discorso accademico sull’Amor delle donne, 1793, ove confuta Elvezio che volea farne il motor precipuo della legislazione; e dove non fa che riprodurre le idee di Schmit nella dissertazione sull’Amore e gelosia (Essays, Londra, 1776).