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scipione ricci | 509 |
del cuore di ciascheduno, lo avvertono incessantemente, e lo convincono essere fatto l’uomo per vivere in società. Ma come mai gl’interessi di tutti gl’individui, che, a motivo delle passioni che agitano l’uomo, gli uni agli altri si oppongono e si urtano assieme, potranno essere diretti allo scopo del pubblico bene senza un capo che da tutti indipendente e superiore a tutti, vegli al buon ordine, alla prosperità ed alla sicurezza del corpo? Da questo così semplice principio con facile raziocinio si ricava, che, siccome Iddio è il creatore dell’uomo, e l’autore di quella dolce tendenza, che ha a vivere in società, così dee essere anco l’autore della podestà dei sovrani, senza la quale la società medesima non potrebbe sussistere. E perciò le loro persone son sacre e inviolabili, a loro si dee rispetto e sommissione, ed alle loro leggi e ordinazioni una esatta ubbidienza. Nè vi lasciate ingannare da qualche preteso filosofo, che sotto il falso pretesto di amore all’umanità, rovescia i fondamenti della società medesima, facendo i sovrani ministri del popolo e non di Dio. Poichè quantunque la forma del governo venga originariamente dalla scelta e dal consenso dei popoli, nondimeno l’autorità del sovrano non viene dal popolo, ma da Dio solo. Perchè ha bensì dato Iddio al popolo la podestà di scegliersi un governo, ma in quella guisa che la scelta di quei che eleggono il vescovo, non è quella che lo fa vescovo, ma fa duopo che l’autorità pastorale di Gesù Cristo gli sia comunicata per mezzo della ordinazione, così non è solo il consenso dei popoli che fa i sovrani legittimi, e dà loro un vero diritto su i sudditi; onde è che l’apostolo non chiama i principi ministri del popolo, ma di Dio, perchè da lui solo riconoscono la loro autorità. Fatta poi una volta la scelta del governo, l’autorità legittima di fare le leggi risiede unicamente, e privatamente nel sovrano che lo amministra. Questo negli Stati successivi non muore giammai, ma perpetuandosi l’esercizio di sua autorità nei legittimi successori, ci obbliga a rispettare sempre in essi la immagine visibile dell’autorità di Dio invisibile. La Religione che, lungi dall’essere alla ragione contraria, anzi tanto la perfeziona quanto ne è superiore, di così sfavillante luce ha rivestito queste verità, e con tanta chiarezza in tutta la loro estensione a tutto il mondo le ha proposte, che ignorarle è colpa, e il tentare di alterarle, e porvi dei limiti non può essere che effetto di una fina malizia».
Eppure, quando al clero francese fu imposto di dare il giuramento