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far destituire e lui e il Tamburini; ma ecco Clemente XIV gl’invita a Roma a dirigere tre collegi, ove il Tamburini fondò un’Accademia Teologica, in cui lesse sull’Apologia di San Giustino, sulle opere d’Origene contro Celso, sulle Prescrizioni di Tertulliano: difendea la Chiesa scismatica di Utrecht: consigliava gli Inglesi cattolici a prestare il giuramento prescritto. Al Ganganelli succeduto Pio VI, i due bresciani dovettero partirne dopo sei anni; ma i duchi austriaci li chiamarono professori a Pavia: lo Sperges, referente per gli affari d’Italia a Vienna, fece dare a ciascuno quaranta zecchini per le opere che aveano presentate al trono, poi un assegno e quartiere nel Collegio Germanico Ungarico, e allo Zola mandò libri opportuni a’ suoi studj. Questi pubblicò un’orazione del Non dissimular i mali nella storia ecclesiastica, poi i Prolegomeni dove indica le fonti della storia ecclesiastica, con un bel parallelo tra il Fleury e l’Orsi. Ne’ Commentarj delle cose cristiane prima di Costantino confuta molti errori de’ Protestanti, e specialmente sul piccolo numero de’ martiri. Ai varj trattati anteponea sempre dissertazioni storiche, come quella sugli errori intorno alla Grazia; in latino terso, ma pesante. Difese Arnaldo da Brescia; poi i gravi lavori interruppe per sostenere il Tamburini, ed a vicenda si fiancheggiavano, egli con più erudizione, questi con più fuoco, e molto contribuirono a formare una generazione di sacerdoti, ligi all’autorità secolare qualunque volta volesse soperchiare la ecclesiastica.

Nell’Analisi delle Prescrizioni di Tertulliano (1781) il Tamburini portava all’eccesso la regola desunta dalla tradizione scritta, mentre attenuava l’autorità della Chiesa viva e parlante, e alla fede surrogava la storia e la critica, rimovendo così l’elemento soprannaturale dell’infallibilità della Chiesa, che non dipende da ragionamenti umani, sibbene dal perenne oracolo dello Spirito Santo.

Capirono i buoni qual portata avesse l’attacco, e s’accinsero d’ogni parte a respingerlo, talchè egli stimò prudente appigliarsi a quistioni più mascherate, e sull’orme degli stranieri dettò la Vera idea della santa Sede, dove sostiene apertamente che la Chiesa insegnante non si compone solo dei vescovi, ma anche dei preti e diaconi, i quali sono egualmente giudici in materia di fede, e compartecipi al governo; vuol l’unità; accetta l’infallibilità del pontefice, ma quando siavi perfetta concordia fra i membri della Chiesa, fra tutti coloro che non si sono apertamente separati dall’unità di essa.