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civiltà». La Mennais lo intitolò il gran patriarca del liberalismo: e questo concetto non è una novità, poichè il Giannone, cavilloso fautore dei diritti regj e perciò sempre ostile a Ildebrando, racconta che «niun altro più meglio e più al vivo ci diede il ritratto di questo pontefice quanto quel giudizioso dipintore che lo dipinse nella chiesa di San Severino di Napoli. Vedesi quivi l’immagine di questo papa avere nella sinistra mano il pastorale co’ pesci; nella destra, alzata in atto di percuotere, una terribile scuriada; e sotto i piedi scettri e corone imperiali e regali, in atto di flagellarli. E dopo avere così mostrato essere stato Gregorio il terrore e il flagello dei principi, e calpestar scettri e corone, volendo ancor far vedere che tutto ciò potea ben accoppiarsi colla santità e mondezza de’ suoi costumi, sopra il suo capo scrisse in lettere cubitali queste parole: Sanctus Gregorius VII».

Ma un altro grande, capace di intendere la potenza dell’eroe che domina e dirige il proprio secolo, ebbe a dire: — Se io non fossi Napoleone, vorrei essere Gregorio VII».