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gregorio vii 453

angoscia ai secoli svigoriti, ma che era adatta a tempi di tanti disordini, era consenziente a quelle persuasioni. Ripetè dunque l’alto dominio sopra la Sicilia, la Spagna, la Sardegna, l’Ungheria, la Dalmazia, i cui principi, scorgendo in Roma maggior saviezza, giustizia, dottrina ed un’autorità protettrice, le aveano raccomandato come feudo i proprj regni, con ciò assicurando a sè ed ai figli una tutela contro alle usurpazioni de’ vicini e alle rivolte dei sudditi, che stavano docili allorchè nella santa sede trovavano uno schermo contro l’ingiustizia o la prepotenza de’ padroni. Demetrio re dei Russi mandò il figlio a pregare Gregorio di accettare il suo regno come feudo di san Pietro. Guglielmo Conquistatore invocava da esso la bandiera che legittimasse la conquista dell’Inghilterra. Demetrio Zwotimir duca de’ Croati, da Gregorio fatto re di Dalmazia, promise far omaggio alla sede pontifizia, vegliare sulla continenza de’ sacerdoti, diaconi e vescovi, proteggere vedove ed orfani, impedire il traffico degli schiavi. Per Gregorio la Polonia fu sottratta alla dipendenza del regno teutonico: e poichè Boleslao, rimproverato dal vescovo di Cracovia della sua vita licenziosa, l’uccise a piè degli altari, il papa lo scomunicò e depose. Quando Aroldo succedette a Sveno di Danimarca, Gregorio scriveva esortandolo alla virtù1. Vero padre dei re.

Si foss’egli incontrato in principi degni, poteva rigenerare la Chiesa e il mondo: ma in quella vece ebbe a cozzare con malvagi; e il resistere alle arti loro lo portò a metter fuori tutte le armi che gli erano offerte dal suo tempo e dalla sua posizione.

Era succeduto al trono di Germania Enrico IV (1056), re nella cuna, orfano a sei anni. Educato a tracotante idea della regia potenza e a spregio della disciplina ecclesiastica, ai venticinque era già un tirannello rotto ad ogni bruttura; maltrattò la moglie; nelle libidini neppure risparmiava le sorelle.

Persuaso convenisse tenere in duro freno i Sassoni, empiva Sassonia e Turingia di fortificazioni, donde mandava i soldati a taglieggiare

  1. «Monemus insuper, carissime, ut libi commissi a Deo regni honorem omni industria, solertia, peritiaque custodias. Sit vita tua digna, sapientia referta, justitiæ et misericordiæ condimento saleque condita, ut de te vera sapientia, quæ Deus est, dicere queat: Per me iste rex regnat (Prov. VIII). Pauperum et pupillorum ac viduarum adjutor indeficiens esto; sciens procerto quoniam ex his operibus et condimentis amor libi reconciliatur Dei».