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gregorio vii 449

verno de’ popoli: agli uni vietò il trafficare di schiavi, ad altri rinfacciò i vizj; scomunicò re contumaci, obbligò altri a continuare alla Chiesa romana quell’omaggio con cui i loro predecessori ne aveano ripagato la tutela; dove i baroni degradavano gli uomini alla condizione di bestie da soma, egli voleva rialzarli con una santità più che umana; nulla opera pel vantaggio personale, tutto per la Chiesa; inesorabile cogli altri come con sè stesso, di fede irremovibile in ciò che credeva disegno della Provvidenza, egli stesso si dà come un abitatore delle regioni dove non penetrano mai la nebbia della paura nè le ombre del dubbio. Altri papi aveano gemuto, esortato, negoziato, transatto; Gregorio comanda, ardisce ogni estremo, vuole che la potenza papale non abbia altri limiti che la volontà di Dio e la coscienza, e per correggere gli abusi si colloca di sopra dei re ch’erano interessati a conservarli1.

  1. Nella famosa lettera al vescovo di Metz, egli non esita a mettere il papa di sopra dei re. — Questa dignità di monarca, inventata da’ pagani, non dev’essere soggetta all’eterna autorità di san Pietro, che la misericordia di Dio ha depositata in mano d’un uomo per salute de’ redenti? Re, principi, duchi, imperatori hanno ereditato questi nomi pomposi da uomini dannati eternamente, i quali, con rapine, perfidie, violenze, assassinj, esercitarono sopra i loro simili l’esecrando diritto del forte, e fatti despoti dominavano con tirannico orgoglio. Chi può dubitare che i ministri della Chiesa, i sacerdoti di Cristo, i successori di Pietro devono esser venerati per padri e maestri dei re, dei popoli, del genere umano?.... Un semplice esorcista è rivestito d’un’autorità superiore a qualunque principe, perchè discaccia gli spiriti maligni. Il pio sacerdote governa i suoi simili a salute dell’anime loro, ad onore e gloria di Dio: mentre i potenti del mondo non regnano che per soddisfar all’orgoglio ed a materiali passioni. Un monarca cristiano, quando giace sul letto di morte, implora l’assistenza del prete che gli rimetta i peccati e salvi da Satana, e lo guidi dalle tenebre agli eterni splendori: vedeste mai un prete o un laico in agonia rivolgersi al suo re? Qual principe della terra si arroga di riscattare un’anima dall’inferno in virtù del santo battesimo? E ciò che forma la sublimità della religione cattolica, il mistero che gli angeli contemplano e le potenze infernali paventano, dov’è il monarca che possa con una sola parola creare il corpo e il sangue di Cristo? Chi dunque dubiterà che l’autorità del pontefice non sovrasti a quella del re? Quegli non cerca che le cose di Dio, e vive austero fra le vanità della terra; questi si occupa solo del proprio interesse, e opprime i fratelli a danno della propria salute. Quegli è membro del corpo di Cristo; questi dell’angelo della menzogna. Quegli rinnega i suoi appetiti, macera il corpo per regnar un giorno con Dio: questi regna quaggiù per esser in eterno schiavo di Satana. Appena qualcuno ne troviamo che sia stato virtuoso e prudente. Chi di loro ebbe il dono dei miracoli come Antonio, Benedetto, Martino? Ma la santa sede conta da Pietro in poi cento vescovi ascritti alla milizia celeste, ecc.».
CantùIllustri italiani, vol. I. 29