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gregorio vii | 441 |
migliore e di giovare alla Chiesa, non dimorerei più a Roma, lo sa Dio, dove mi trovo come incatenato da venti anni, diviso fra il dolore che ogni giorno mi si rinnova, e una speranza, troppo, ohimè, lontana: assalita da mille tempeste, la mia vita non è che un’agonia continua. E giacchè siamo obbligati adoprarci a tutt’uomo per reprimere i malvagi, e costretti, mentre i principi trascurano il dover loro a difendere la vita de’ religiosi, fraternamente ti esorto che m’assista col pregare e scongiurare chi veracemente ama san Pietro, ad esser propriamente suoi figli e soldati, non preferirgli i potentati della terra, che non vagliono a dare se non favori spregevoli e transitorj, mentre Gesù ne promette di veri ed eterni».
Qui sentite annunziata l’idea sua che il mondo non potesse riformarsi se non riformando la Chiesa che n’era capo; e — Unico desiderio nostro (soggiungeva) è che gli empj si convertano; che la Chiesa conculcata, confusa, sbranata, torni al primo decoro; che Dio sia glorificato in noi, e noi coi fratelli nostri e con que’ medesimi che ci perseguitano, possiamo giungere a salvezza. Per vil mercede il soldato prodiga la vita; e noi temeremo affrontar la persecuzione per la gloria eterna?»
A que’ gemiti, a questi propositi, ben prevedete che sarà uomo da correre diritto al suo fine, senza badare a cosa che gli si frapponga. In fatto l’attività sua non cedeva ad ostacoli; crescevangli coraggio i pericoli; cominciava colla lentezza necessaria a chi vuol procedere ben innanzi, poi, secondo gli avvenimenti, s’affrettava o moderava; ricco di spedienti, vigile a trar profitto dai casi, penetrantissimo nel conoscere le persone, e saper affezionarsele ed ispirarle de’ sentimenti suoi stessi.
Essendo un arcivescovo francese accusato di simonia, Ildebrando legato pontifizio entrò giudice del caso; ed allorchè quegli processe baldanzoso in mezzo all’assemblea, dicendo, — Ove sono i miei accusatori? facciasi avanti chi ardisce volermi condannato», Ildebrando lo guardò fiso, e intimò che dicesse — Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo». Peccato contro la terza Persona riguardavasi la simonia; onde l’arcivescovo fu talmente preso dalla coscienza, che non osò proferir quella parola, ma prostrato ai piedi del giudice suo, si confessò in colpa, e indegno del sacro ministero. Quest’esempio atterrì altri, sicchè ventisette curati e molti vescovi deposero la carica comprata a denaro.