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torquato tasso | 409 |
mollezza un’impresa tutta di vigoria, e quella regolarità la riduce simile alle tante spedizioni, a’ tanti assedj, che la storia ricanta. Anzi spera che, quando che sia, possano rinnovarsi per togliere al fiero Trace la grande ingiusta preda, quasi a ciò la politica determinar potesse dopo mancata fede; quasi l’impresa di tutta Europa ispirata dal cattolicismo potesse venir ridesta da quel principotto che a Torquato dava pane, mortificazioni, prigionia.
Nulla intendendo dell’età feudale, il Tasso fallisce ad ogni convenienza di persone e di età; i caratteri disegna sol di profilo, e ai personaggi pone in bocca sentimenti nobilissimi, ma quali usavano alle corti del suo tempo. Goffredo è capitano perfetto ma troppo inaccessibile alle passioni; Tancredi, cavaliere compiuto, si smaschia in amori che nol portano ad altamente operare, ma a femminei lamenti; Rinaldo, bizzarro e passionato, trae unica impronta dal destino che lo serba a uccidere Solimano, e divenir padre dei duchi estensi. Nè vigoroso quanto bastasse per uscire di sè, trasformarsi negli eroi che descrive, sentire com’essi, come la loro età, il Tasso al soprannaturale del pensiero surroga quel dell’immaginazione; dalle stregherie de’ suoi tempi toglie a prestanza un meraviglioso vulgare, mentre i Crociati nella loro concitazione vedeano Dio e Santi dappertutto, e apparimenti di angeli nei fenomeni della natura.
Il cristianesimo in lui è di pallidi colori e di semplici contorni; si arresta alle esteriorità, alle processioni, alle litanie; nulla di elevato e potente sopra la civiltà e l’umanità. Neppur caldo cittadino si mostra, perchè cortigiano; segue il suo secolo, non se lo trae dietro. Pagò poi largo tributo al genio piacentiero dell’età sua1, spiegando le vele nel mar delle lodi; al gusto di quella profuse i concettini, di cui a gran torto il vollero inventore; nella grazia artifiziata del suo lavoro spigolando le bellezze di tutti i predecessori, o le fraintende, o esagerando le corrompe; le situazioni affettuose guasta colle arguzie e coll’eccesso. Anche la lingua, a tacer le fre-
- ↑ Ha grandi encomj a Bianca Cappello; e una canzone in lode del terribile Sisto V, ove mostra andar cercando la clemenza dappertutto, senza trovarla:
Ove fia che io la scerna?
Più bella che in avorio o in marmi o in oro
Opra di Fidia, in te (se ’l ver contempio)
Ha la clemenza e nel tuo core il tempio.Ad esso papa dice: — Tu sei Tifi, e la tua nave è Argo».