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qualche porto? qualche città principale?» e sta persuaso che Gaula sia uno sbaglio dell’ignorante scrittore invece di Gallia, e che l’erede del trono inglese s’intitoli principe di Gaula per le sue pretensioni sopra la Francia; e propenderebbe ad intitolare il suo Amadigi di Francia, e ne interroga Gerolamo Ruscelli, pregandolo a richiederne l’ambasciador d’Inghilterra od altro pratico1.

Torquato, partoritogli da Porzia de’ Rossi l’11 marzo 1544, da lui attinse l’amore de’ versi, l’altezza signorile che allora non iscompagnavasi dalla subordinazione di cortigiano; e per quanto il padre lo sconsigliasse da una carriera che avea trovata irta di triboli, egli si prefisse di riuscire poeta. Che natura non ve lo spingesse prepotentemente il mostrò coll’andare tentando diversi generi senza in uno acchetarsi, come chi opera non tanto pel bisogno di creare, quanto per riflessione sulle opere altrui; egli lirico, egli tragico, egli romanzesco, egli epico, egli cavalleresco, egli sacro, egli descrittivo.

A diciotto anni, mentr’era ancora studente, sull’orme paterne compose il Rinaldo, e come si vanta di non essersi legato alle leggi aristoteliche, si scusa di non cominciar ogni canto col prologo, di conservare unità d’azione e di non interrompere il filo. A tali dis-

  1. Lettera 4 maggio a Girolamo Ruscelli: — Non dubito che lo scrittore di questa leggiadra e vaga invenzione (l’Amadigi del Montalvo) l’ha in parte cavata da qualche istoria di Bretagna, e poi abbellitala e ridotta a quella vaghezza che il mondo così diletta; e nel dare quel nome della patria ad Amadigi tengo per fermo che abbia errato, non per dar quella reputazione alla Francia, ma per non aver inteso quel vocabolo Gaula, il quale nella lingua inglese vuol dir Gallia. Nè io per altro (se non m’inganno) credo che il serenissimo re d’Inghilterra si faccia principe di Gaula nominare, che per le ragioni che detto re pretende d’avere sopra il regno di Francia. E che sia vero che l’autore si sia ingannato nell’interpretazione, o meglio dir traduzione di quella parola Gaula, e che chi prima scrisse questa istoria volesse intender della Francia, vedete nel libro II al cap. 20, dove Gaudanello, invidioso della gloria e grandezza d’Amadigi, dice al re Lisuarto queste parole: «Già sapete, signore, come gran tempo fu discordia fra questo regno della gran Bretagna e quel di Gaula, perchè di ragione quello dev’essere a questo soggetto, come tutti gli altri vicini vi sono, e ci conoscono voi per superiore». Dalle quali parole si può agevolmente conghietturare, che costui non volesse intendere d’altro regno che di quello di Francia. Ma perchè potrei facilmente come in molte altre cose ingannarmi per non aver pratica delle cose d’Inghilterra più che tanto, vi supplico che, avendo comodità o dall’ambasciadore d’Inghilterra o da altri che più di questo particolare vi possino dar notizie, d’informarvene, emne scriviate».