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Alcuno trarrebbe la famiglia Tasso dai Della Torre di Valsàssina, che furono signori di Milano, e che, vinti e cacciati dai Visconti, ricoverati nelle montagne di Tasso fra Bergamo e Como, v’ebbero in signoria Cornello. Al 1290 un Omodeo Tasso stabilì le poste, invenzione perdutasi nel medioevo, e che da’ suoi discendenti diffusa in Germania, in Fiandra, in Ispagna, valse a quella casa un’illustrazione di genere particolare e il titolo di principi, conservato finora nei signori Della Torre e Taxis, e simbolizzata nel pelo di tasso che metteasi alla briglia dei cavalli di posta. Un Agostino Tasso era generale delle poste di Alessandro VI, e da un suo fratello nacque Gabriele, da cui Bernardo. Questi, senz’altro patrimonio che la nobiltà e una diligente educazione datagli dallo zio vescovo di Bergamo, s’addisse di buon’ora alle Corti; e prima servì da messo e da secretario a Guido Rangone generale della Chiesa, poi alla duchessa Renata di Ferrara, indi a Ferrante di Sanseverino principe di Salerno; e colmo d’onorificenze e di pensioni, partecipò alla spedizione di Carlo V contro Tunisi e nel Piemonte e in Fiandra. Ma il Sanseverino, essendo deputato a Carlo V da’ Napoletani per isviare il flagello dell’inquisizione spagnuola, cadde in disfavore, sicchè gettossi coi Francesi. Bernardo il seguì; onde come ribelle ebbe confiscati i beni; e mentre il Sanseverino andava a Costantinopoli a sollecitare il Turco contro Carlo V, Bernardo a Parigi in prosa e in versi confortava Enrico II all’impresa di Napoli, ma invano. Tornato in Italia, vi perdette la moglie Porzia de’ Rossi1, e ne’ disastri della guerra d’allora si trovò sul

  1. A lei scriveva tra altre belle cose: — Non fate come per avventura fare a Torquato vostro alcune volte avete visto, che, sendogli tolto un pomo o alcun altro frutto per forza, tutti gli altri che si ritrovava in mano per dispetto ha in terra gettati; volendo voi per questo fuggire e gettar via ogni specie di consolazione e di piacere».