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lo accettasse. Ed essa rimane ancora irresoluta fra l’apoteosi e l’anatema.


XVIII.


Fatti così grandiosi, un eroe così superiore, eppure nessun canto in sua lode, nessuna epopea degli atti suoi che divenisse popolare, che sopravvivesse alla sua caduta: solo un ode affatto critica, che dubita perfino se fu vera gloria la sua, e che sperde ogni ria parola dalle stanche sue ceneri, sol perchè moriva col crocifisso accanto.

Ma sebbene al soffio delle rivoluzioni non v’abbia popolarità che non rimanga sfiorata, Napoleone resterà sempre l’uomo più studiato delle età moderne, la personalità più grande che sia apparsa in questo secolo. Una biblioteca intera formerebbero le opere che si scrissero per lodarlo o biasimarlo, per ispiegarne il gran valore sui campi, la gran mente ne’ consigli, l’assolutezza al governo, il fascino ne’ discorsi, l’imporsi ai re delle armi come a quelli del pensiero, in modo di trascinar nell’orbita sua come satelliti quanti aveano nome per forza o per intelletto, per arti o per scienza, per politica o per valore.

Trasvolarne le epiche imprese per esaminare piuttosto l’uomo, dovrebbe esser officio delle biografie. Ma in generale si studia in Napoleone il monarca e il capitano, anzichè l’uomo, nè il suo carattere, il suo spirito, i movimenti della sua condotta, le sue viste finali, la fisionomia vera di sotto alla maschera di cui si coverse nelle bizze opportune, nelle officiali promesse e fin nelle estreme confessioni: non si bada con quali modi riducesse la Francia a servire al suo egoismo per tanti anni. Eppure le rivoluzioni del cuore umano son più utili a meditare che non le rivoluzioni degl’imperi; un’idea perduta nella nostra intelligenza, un sentimento indebolito nel nostro cuore meritano maggiore studio che una battaglia.

Più che ne’ panegirici degli evangelisti di Sant’Elena e ne’ postumi adulatori, vuolsi conoscere quest’eroe dal suo carteggio, dove espandeasi francamente, e che Napoleone III non esitò offrire agli avversarj di Napoleone I1. Ivi rimane ancora sommo capitano, stupendo

  1. Thiers non ebbe questo grande soccorso, del quale si vantaggiarono d’Haussonville, Raudot, e principalmente Lanfrey.