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340 illustri italiani


Eppure talmente gli uomini si lasciano abbagliare dalla gloria militare, che non solo subito dopo, ma per lungo tempo doveano farsi un idolo di colui, che più la rappresentò nel nostro secolo. Presto i Francesi s’impennarono all’obbrobrio che il loro paese fosse stato calpesto da eserciti stranieri, e che da questi, o almeno con questi venisse ripristinata l’antica dinastia. Coi Borboni tornavano (solita scabbia d’ogni nuovo Governo) i migrati, avidi di riazione, d’onorificenze, di vendetta. La Carta, data da Luigi XVIII come concessione non come patto, assicurava la libertà, ma da questa erano così disavvezzi gli animi, che non sapeasi gustarla; e parea spregevole nel suo arredo borghese, senza pompa di vittorie, senza sfoggio di divise militari nè violenza di atti. L’esercito, abituato a correre da una ad altra delle capitali d’Europa, non sapeva rassegnarsi a rientrare nella vita casalinga, e rimpiangeva le occasioni d’uccidere e farsi uccidere.

I susurri che accompagnano ogni nuovo governo, e gli intrighi di parenti e amici, danno a Napoleone l’audacia di tentar un’invasione; e dall’Elba con mille soldati sbarca a Cannes in Provenza (1 marzo 1815). Le truppe mandate a cacciarnelo, mettonsi con esso: nessuno osa tirare quel primo colpo, al quale ne avrebbero risposto molte migliaja; e l’aquila imperiale, come egli disse, volando di campanile in campanile, senza il minimo ostacolo s’annida di nuovo alle Tuilerie (20 marzo). Son colpi ai quali sempre riesce un avventuriero che affascini le fantasie colla temerità, e solletichi i bassi istinti col sovvertire l’ordine stabilito e umiliare l’autorità, qualunque ella sia. Coloro che poc’anzi l’aveano esecrato, or tornano ad incensarlo; marescialli e ministri che gli aveano volte le spalle, s’affrettano ad offrirgli la spada e l’ingegno: egli, avvistosi d’essere perito la prima volta per aver compresso le idee liberali, or si prefigge di secondarle; parla di costituzione, di elezioni popolari, discussioni pubbliche, ministri responsali, libertà di stampa; ma ne parla a controgenio, ben sentendo che il poter suo non può assodarsi se non sia sconfinato; quelli che, allo sbarcare, avea chiamati cittadini, chiama Francesi appena s’avanza, e ben tosto sudditi; la convocazione del campo di maggio e delle deputazioni dei dipartimenti gli fa sonare parole, che altre volte avrebbe punite come alto tradimento, sicchè maledice questi avvocati; coll’atto addizionale restaura la monarchia imperiale con tutti i suoi abusi, e si persuade non poter che sul campo ricuperare il diritto di volere quel che gli piace.