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abbatter le chiese, trucidare i sacerdoti, sostituire a quel culto un altro, un altro dogma all’invecchiato: solo con ciò potersi assicurare il trionfo.

Ebbene, i manigoldi della rivoluzione aveano fatto quel che il retore propone; i sacerdoti che ricusavano appostatare, caddero trucidati o andavano profughi; al Cristo umanato erasi surrogata la dea Ragione; alle feste della redenzione e della santità quelle della libertà, della prudenza, della fecondità; al matrimonio il sacramento dell’adulterio: si tolser di mezzo tutte le istituzioni, da cui l’idea di Dio è mantenuta viva ed efficace nella coscienza degli uomini, e la nuova fede fu propagata con centinaja di ghigliottine e con un esercito, che era tutta la nazione armata. I voti dei liberi pensatori erano adunque stati coronati, eppure la religione del Figliuol del fabbro resistette, rivisse.

Se ne ricordino essi, per fare assai peggio quando l’Europa metterà in man loro le sorti sue e della loro gran nemica.

In un discorso recitato anni fa all’Unione Evangelica di Berlino, un illustre protestante tedesco diceva: — La rivoluzione ha un’immensurabile profondità: nè può colmarsi con una carta costituzionale, la quale è anch’essa un fatto rivoluzionario. Nè tampoco si chiude colla forza. Una sola potenza può terminare l’êra sanguinosa: il cristianesimo. Esso è l’estremo opposto alla rivoluzione: perocchè fonda tutta la vita umana nell’ordine divino».

In questa medesima persuasione doveva essere Buonaparte fin da quei giorni; e il buon senso, che lo rendeva superiore ai tanti avvocati e generali rivoluzionarj di allora e di poi, gli avea fatto comprendere che non la libertà, ma solo l’autorità può conservare e ricostruire; e l’autorità richiede, non già l’eguaglianza di tutti, ma la prevalenza de’ migliori.

A differenza dei fiacchi impetuosi che non sanno se non distruggere, egli, forte, conosceva le cose che hanno vitalità; onde non avea voluto conculcare il papa: in Italia assistette ai Te Deum; valeasi dei curati e dei vescovi; e quando si trovò primo console, con Pio VII papa entrò in trattative per ripristinare il culto, e più che ai pochi devoti di Voltaire, soddisfare al grosso del popolo che sentiva bisogno del Redentore per nobilitare la natura, benedir le cune e i feretri, giudicare le iniquità dei forti; soddisfare agli stessi pensatori che meditavano su tante ruine accumulatesi, senza che si sapesse al cristianesimo sostituir altra legge generale dell’uomo e del mondo.