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310 | illustri italiani |
Francia il Belgio, all’Austria il Veneto, riconoscendo le repubbliche Batava, Elvetica, Cisalpina, Ligure1.
Con ciò ripristinavasi il diritto pubblico antico, che la rivoluzione aveva sovverso e rinnegato, e Buonaparte, lodato per aver abbandonato il posto sommo della repubblica onde mettersi a capo dell’esercito, fu lodato ancora come genio dell’ordine e del buonsenso, quando, appena ebbe vinto, tornò in Francia a ravvivar lo spirito repubblicano, premiare, ristabilire la sicurezza e l’istruzione pubblica, consolidare l’amministrazione.
Un tentativo di ucciderlo mediante una macchina infernale (24 dicembre 1800) ne cresce la popolarità, e gli dà ragione di deportar i repubblicani, e di camminare più franco alla dittatura; abolisce il tribunato, ultimo rifugio della resistenza; ispira il Consiglio di Stato, nel quale si discute il Codice dove consolidaronsi i frutti della rivoluzione, e che ne renderà immortale il nome, più che le sue vittorie.
Ma se il disaccordo fra i lumi, la giustizia, la società, aveano prodotto la rivoluzione, bisognava rintegrarne l’armonia, non già spezzando ogni legame col passato, come si fa col sacrificare tutti i diritti ad un fine politico, bensì profittando de’ precedenti, e dei robusti mezzi che l’eccezionalità de’ tempi offriva. Il Codice doveva fondarsi sui nuovi dogmi di libertà, eguaglianza, fraternità; acconcio alla proclamata filantropia, all’ampliamento dell’industria e del commercio, dovea riassumere chiaro e preciso i costosi acquisti della rivoluzione, emancipare il Governo dalle restrizioni feudali ed ecclesiastiche. Nelle memorabili discussioni che precedettero, Buonaparte, che sapea ben poco di scienza giuridica, spesso correggeva col buon senso i deliramenti della riazione o gli scrupoli della pedanteria; secondava le passioni democratiche nel diritto civile purchè non turbassero la direzione dello Stato, e così arrivossi a tre punti fondamentali: secolarizzare l’ordine politico e civile; pareggiare tutti i cittadini in faccia alla legge, e tutti
- ↑ M. Lanfrey, che giudica con insolita severità Napoleone, trova che la campagna d’Italia, come strategia pura, fu concepita stupendamente, ma eseguita da rampicollo; inoltre compromise interessi d’ordine più elevato, giacchè Moreau, che avea combinato l’accordo di tutte le operazioni della guerra d’allora, avrebbe, potuto entrare in Vienna e dettarvi una pace assai più vantaggiosa, se il primo console non l’avesse obbligato a stare immobile per lasciar campo alle sue operazioni in Italia.