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280 | illustri italiani |
breve il bill dei diritti d’America; ma quelle basi della libertà britannica non furono stese alla spensierata. Ora i Francesi cercano l’ottimo, e rischiano di perder il buono; vorrebbero far tutto in una volta, e niente finora han fatto che non possa subito disfarsi».
La sua fede repubblicana vacillò quando vide la Francia divenir empia e sanguinaria, e trafficare di popoli: temeva vendesse la Corsica a Genova, e la barattasse col ducato di Piacenza; e in paese l’agitazione facesse prevalere gl’intriganti, i calunniatori, i ladri, gente che guadagna dei torbidi. — Se cotesti signori han sospetto di noi, che col latte abbiamo succhiato l’amore della libertà e dell’uguaglianza, e per essa sofferto tanto, non sarà lecito a noi tenerci in guardia da certi, il cui patriotismo non data che da tre anni, e che per la patria non hanno sparso sangue, non sofferto esigli, non devastazioni di beni? Pare si voglia tener la Corsica divisa in partiti; e perlopiù chi risolve da lontano, si appiglia al peggiore».
Oltraggiato dalle solite ingratitudini popolane, disperò dell’esotica liberazione. — Non avrei mai creduto che ventun anno di despotismo avessero potuto distruggere tante virtù pubbliche, che in poco tempo la libertà avea fatte brillare nel nostro paese. Oh fossi morto il dì che seppi aver i Francesi donato alla nostra patria la libertà! Qual funesto avvenire non si offre alla mia mente! Siamo troppo lontani dal centro del movimento; il potere lontano non vede il male; se lo vede, scrive lettere oratorie, che nulla valgono su animi impastati d’ignoranza e cupidigia, sconosciuti al mondo ed a sè stessi, senz’idea del vero onore, e molto meno della vera gloria. Ah! e tanti sparsero il sangue sotto i miei ordini per dare la libertà a popolo tanto indegno!» ma soggiungeva: — Non possono farmi male, che più non ne facciano a sè stessi nell’opinione del mondo».
I compatrioti suoi stessi l’accusarono, come oggi si direbbe di autonomista, e allora dicevasi di particolarismo, cioè di voler la reale indipendenza del piccolo paese, invece della forte unità decretata: e l’uomo intemerato fu tradotto a scolparsi davanti ai manigoldi di Parigi nel giorni del Terrore. Marat giornalista lo denunziava come homme extravagant et sanguinaire. Il deputato Matteo Buttafuoco scrisse la Conduite politique du général Paoli contro di lui e di Saliceti; ma l’opinione pubblica gli si rivoltò, e in molte parti la costui effigie venne arsa come d’aristocratico. E il Paoli, tornato a Londra, v’ebbe robusta vecchiezza, e diceva: — Spero che i posteri scuse-