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e palesemente dal dey di Tunisi, ottiene da questo un vascello, dieci cannoni, quattromila fucili e diecimila zecchini. Così preceduto, con larghissime promesse arriva in Corsica. Quarant’anni, bella e maestosa presenza, facile parola, atteggiamenti nobili, vestire bizzarro tra spagnuolo e turco, con vestone scarlatto alla orientale, zazzera alla francese, spada alla spagnuola, canna d’India alla mano; dietrogli cappellano, segretario, staffieri, mori, tutti con piume, pistole, sciabole come gli eroi delle insurrezioni: e così alletta le facili fantasie de’ Côrsi. Già si arrogava i titoli di lord della Gran Bretagna, pari di Francia, principe dell’Impero, grande di Spagna, ma per trattare colle corone bisognavagli quello di re; onde è accolto fra le grida di Viva Teodoro re di Corsica e di Capraja; non essendovene d’oro, gli è messo in capo un diadema di fronde; e portato in ispalla dai principali, e seguito da venticinquemila abitanti, scorre trionfalmente il paese, rimprovera, incoraggia, sfoggia quelle idee diplomatiche, politiche, finanziere, che pajono profonde a chi non n’ha veruna. I primati che non speravano farsi obbedire dai compaesani, confidarono l’otterrebbe quest’incognito; onde il favorirono, e di fatto le fazioni sono represse, due capipopolo impiccati, stabilita la guardia nazionale. Ed egli intitolatosi «Teodoro I, per la grazia della santissima Trinità, e per l’elezione dei varj e gloriosissimi liberatori e padri della patria, re di Corsica», battè moneta, nominò un consiglio di ventiquattro membri, e maresciallo il Giafferi, tesoriere Giacinto Paoli, guardasigilli l’avvocato Costa, con quanta serietà mai facesse qualsifosse altro avventuriero più fortunato; fece riviste, regalò scarpe al vulgo, zecchini ai soldati. Ito di là dai monti, ove abitavano i nobili, vi è festeggiato altrettanto; centinaja di gentiluomini, gli Ornano, i Rocca, i Leca, gli Istria corrongli incontro; ed egli istituisce l’Ordine della Liberazione, e in pochi giorni vi sono ascritti quattrocento cavalieri, ciascun de’ quali deponeva mille scudi d’oro, assicurato del dieci per cento.

Con questi mezzi preparavasi a far guerra ardita ai Genovesi. I monopolisti dell’opinione annunziarono al mondo ch’egli era adorato dagl’isolani; il popolo trionfava di vittorie che già credeva immancabili; quei che non credevansi vulgo fantasticavano su quest’ignoto, persuadendosi fosse un gran capitale, mandato chi dicea dall’Inghilterra, chi dalla Spagna, fors’anche dal papa, benchè venuto con Maomettani; del suo Ordine molti pagavano a buoni contanti il bre-