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248 illustri italiani

ranno le ricchezze che d’Africa portai; anzi con queste potrò distribuire ogn’anno al popolo ducentomila misure di frumento e tre milioni di misure d’olio».

I padri ed il popolo rassicurati gli decretarono quattro trionfi nel mese stesso, de’ Galli, dell’Egitto, di Farnace, di Giuba. Nel primo si ostentavano i nomi di trecento popoli e ottocento città; ed essendosi spezzato l’asse del suo carro trionfale, fece venire quaranta elefanti, carichi di lanterne di cristallo che illuminarono la ritardata processione.

Nel primo giorno del trionfo salì in ginocchio la gradinata del Giove Capitolino per placare la dea Nemesi. Non impedì che i soldati sfogassero la loro bizzarria in canzonaccie contro di lui. Tenne a Roma Cleopatra, non rifuggendo dallo scandolezzare la corrottissima società, e lasciavala sfoggiare in lusso e allettare i parassiti, e perfino Cicerone, ma non concedendole ingerenza negli atti suoi politici, che che ne cianciassero i gazzettieri d’allora.

Cesare vien giudicato diversamente secondo che lo scrittore è repubblicano o regio, e vuol alludere a tempi e personaggi odierni; tutti riferiscono le grandi innovazioni a cui egli procedette; chi condannandole perchè non riuscirono, chi esaltandole per l’intenzione.

Modernamente un popolo aspirante alla libertà affidava il potere dittatorio a un eroe, che accettandolo diceva: — Non che credermi per tal confidenza sciolto d’ogni obbligo civile, ricorderò sempre che la spada, a cui dobbiamo ricorrere solo nell’ultimo estremo per difesa delle nostre libertà, dev’essere deposta dacchè queste saranno assodate». E dovette adoprarla, e vinse i nemici, e trovò turbolenti i compatrioti per modo che i soldati gli offrivano di lasciarsi portare al poter supremo; ma egli rispose: — Meraviglia e dolore mi fa tale proposta. Nel corso della guerra nulla m’afflisse tanto come il sapere che simili idee circolano per l’esercito. Cerco invano qual cosa nella mia condotta abbia potuto incoraggiare tale concetto, che io devo guardar con orrore e condannare severamente». Questo personaggio si chiama Washington all’età de’ nostri padri, Bolivar alla nostra: ma Cesare era altr’uomo, altri i tempi, e dopo mezzo secolo di continue commozioni, dove tutti erano tormentatori o tormentati, dove il mare dai corsari, la terra veniva conturbata da poveraglia disposta a seguire Clodio o Catilina, Spartaco o Sertorio,